tag:blogger.com,1999:blog-13571607663065508942024-03-13T18:21:00.858+00:00gittinwiderandom thoughts about politics, music, Sardinia & other islands...Unknownnoreply@blogger.comBlogger50125tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-68727755140919666882023-11-28T12:49:00.002+00:002023-11-28T12:50:58.609+00:00Tory hypocrisy: the case of migration<p> There are different ways in which the Tories have demonstrated their hypocrisy, but a blatant one is their position on immigration.</p><p>The Tories depict themselves as being all for free-market. In may fields they have nailed down the point that it is best to leave things to the market. The "invisible hand" of the market should be trusted to deliver. In name of freeing the market, they have weakened Unions that tried to tie the hand of the free market by protecting workers' rights. The "Market knows best" drove de-regulation and privatisation, with many <a href="https://www.theguardian.com/commentisfree/2023/jun/28/thames-water-public-ownership-water-privatisation-england-and-wales-executives-shareholders">abysmal results</a>. </p><p>However, there is a field where leaving the market decide may seem like a sensible policy. And yet, here the Tories have become all for regulation and constraints to the free market. This field is immigration. </p><p>A free-market approach to immigration appears sensible: for one thing, who can decide how many immigrants should be allowed in a country to fill jobs? It is a very difficult and complex issue. Not surprisingly, governments find it challenging to plan who and when should be allowed to move to a country. Since the UK government has "taken back" control over its immigration policy by leaving the EU, the government had to issue emergency "temporary visas" for <a href="https://www.bbc.co.uk/news/57810729">lorry drivers</a> and again change the rules to <a href="https://smithstonewalters.com/2022/01/27/care-workers-and-home-carers-to-be-eligible-for-uk-visa-from-february/">allow more care workers to come </a>into the country. </p><p>The point is that the Government finds it nearly impossible to assume the role of planning and estimating the needs of the job market: it would do better to let the market work! Not surprisingly, over the years Tory governments have <a href="https://www.bbc.co.uk/news/uk-politics-65714903">set targets for net migration that they had consistently missed every time</a>, and eventually decided to scrap altogether! </p><p>The latest figures show a wide increase in net migration (partly the result of people escaping from Ukraine or Hong-Kong). And yet, Tory governments <a href="https://www.theguardian.com/world/2023/may/21/the-observer-view-on-conservatives-tough-talk-about-immigrants">insist these levels of net migration are "too high"</a>. Too high why? The take-home message appears to be that the UK needs these -<a href="https://morningstaronline.co.uk/article/snp-green-scottish-government-publishes-migration-plans-for-independent-scotland">and probably even more</a>- immigrants! <br /></p><p>There may be a sensible argument among all the posturing here: it makes sense to ensure that citizens in a country have the opportunities to build careers in different sectors, including health care and medical or allied disciplines. But to insure this, a Government must provide funding and resources. What have the Tories done? They have consistently and recklessly cut funding, resulting in <a href="https://www.unison.org.uk/news/2023/05/cuts-since-2010-have-cost-pupils-5000-each-in-lost-education/">lost education opportunities</a>, <a href="https://www.theguardian.com/education/2022/feb/10/ministers-quietly-tighten-financial-screws-on-students-in-england-ifs">inequalities</a>, and what increasingly appears like <a href="https://www.theguardian.com/society/2020/mar/03/lost-decade-hidden-story-how-austerity-broke-britain">a lost long decade</a>. And just wait for the <a href="https://www.economist.com/britain/2023/11/22/britains-chancellor-offers-tax-cuts-and-fiscal-trickery">austerity-in-all-but-name</a> delivered in the Autumn Statement by Hunt!<br /></p><p>So, the Tories' contradictions on this issue just show how opportunistic, ineffective, and hypocritical is Tories' belief in the free-market!</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://farm1.static.flickr.com/54/138852817_66081bf2ee.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="332" data-original-width="499" height="332" src="https://farm1.static.flickr.com/54/138852817_66081bf2ee.jpg" width="499" /></a></div><br /><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-89618652297331940442023-09-19T12:25:00.000+01:002023-09-19T12:25:02.015+01:00Una nuova storia dell'umanita'<p>Ho finalmente finito di leggere "<a href="https://en.wikipedia.org/wiki/The_Dawn_of_Everything">The Dawn of Everything</a>" di David Graeber & David Wengrow ...Il libro, tradotto in Italiano come "L'alba di tutto" mi era stato consigliato da Omar Onnis, che ne fa una recensione <a href="https://www.filosofiadelogu.eu/numero-1-ottobre-2022-cloned-1661/" target="_blank">qui</a>.</p><p>Trovo pero' che la recensione di Omar sia riduttiva. In particolare, Omar si concentra sugli aspetti del metodo usato nel libro, ignorando i contenuti che il metodo mette in luce. </p><p>E i contenuti illustrati dal libro sono molto illuminanti. Del resto, il sottotitolo del libro sottolinea l'ambizione di scrivere una <i>nuova </i>storia dell’umanità!<br /></p><p>Un'importante conclusione del libro e' che se attualmente e' difficile immaginare un diverso tipo di società, una delle ragioni principali e' la mescolanza e -spesso- confusione tra il concetto di <i>prendersi cura </i>e quello di dominio. </p><p>Questa confusione e' particolarmente evidente nel diritto romano, il quale e' poi alla base del diritto di molte società' occidentali. Nel diritto romano il "pater familias" si prende cura degli altri membri della famiglia, ma nel farlo, esercita il suo dominio e potere sopra di loro. Questo significa che il "pater familias" nega agli altri membri della famiglia liberta' fondamentali come la liberta' di disobbedire a un ordine; la liberta' di lasciare quell'organizzazione sociale; e in ultimo la liberta' di pensare e organizzare la società in modo diverso. </p><p> Tuttavia il libro dimostra che questa mistione del "prendersi cura" e dominio non e' ne' necessaria ne' universale. Per esempio, in molte tribu' tra i nativi americani, l'esercizio del potere era unicamente riservato verso l'esterno, verso altre tribu'. All'interno della tribu' nessuno aveva il potere di esigere obbedienza, e i membri della tribu' erano liberi di lasciare la tribu' per aggregarsi ad altre tribu', o di provare a creare forme di aggregazione diverse. </p><p>Nel mondo "occidentale" (diciamo cosi') invece questa mistione dei due concetti e' continuata nei secoli: gli autori del libro citano James I d'Inghilterra e VI di Scozia, il quale si paragonava a un padre di famiglia, con la responsabilità di punire -anche violentemente- i suoi sudditi se deviavano dal seguire la strada che lui, da buon padre, gli indicava. Ma questo "paternalismo" e' evidente in molti altre forme di organizzazione politiche nel mondo "occidentale". </p><p>Per esempio, una delle caratteristiche che mi ha sempre colpito dei regimi totalitari (pensiamo al Nazismo e allo Stalinismo) e' che questi regimi si sforzavano di mostrarsi benevolenti e solerti verso i cittadini (almeno quelli considerati meritevoli), ma il volto benevolo del regime era sempre accompagnato dalla minaccia della violenza appena un cittadino deviava. Avevo sempre pensato che questa "doppiezza" fosse una caratteristica del totalitarismo, ma ora mi rendo conto che e' solo una versione estrema del problema di confondere il <i>prendersi cura</i> con il dominio. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://external-content.duckduckgo.com/iu/?u=https%3A%2F%2Fpreview.redd.it%2Filp268qyc6k01.jpg%3Fwidth%3D640%26crop%3Dsmart%26auto%3Dwebp%26s%3Dbf259d1073f84ee5a73f5091edf29a0f5cb122c0&f=1&nofb=1&ipt=dccad74cce236f641fa5ff4aeb03d9616756b01811aa362ee29143291826ec72&ipo=images" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="557" height="200" src="https://external-content.duckduckgo.com/iu/?u=https%3A%2F%2Fpreview.redd.it%2Filp268qyc6k01.jpg%3Fwidth%3D640%26crop%3Dsmart%26auto%3Dwebp%26s%3Dbf259d1073f84ee5a73f5091edf29a0f5cb122c0&f=1&nofb=1&ipt=dccad74cce236f641fa5ff4aeb03d9616756b01811aa362ee29143291826ec72&ipo=images" width="139" /></a></div><p></p><p>Questa mistione tra prendersi cura e dominio e' anche la radice della sottomissione di categorie considerate deboli. Per esempio, le donne in molte società "occidentali" sono sottomesse perche' il patriarcato pretende di prendersi cura di loro. </p><p>Il libro chiude comunque con una nota ottimista. Infatti dimostra che la storia dell’umanità non e' tutta caratterizzata dal paternalismo del potere. Il libro fa una critica anarchica verso il concetto di stato (soprattutto come realizzatosi nel 1800) e al marxismo, sia come visione della storia (riduttivamente pensata come storia della lotta di classe), sia come pratica politica tesa all'esercizio del dominio di una classe (quella proletaria) sopra altre. </p><p>Ma il libro dimostra che in lunghi periodi della storia umana sono esistite società complesse che non erano organizzate in modo gerarchico e che mantenevano liberta' fondamentali per chi ne faceva parte. Per esempio, una delle prime citta' dell'umanita', <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/%C3%87atalh%C3%B6y%C3%BCk" target="_blank">Çatalhöyük</a>, crebbe e prospero' ma non esistono prove che esistessero gerarchie: tutte le case erano di simili in grandezza e struttura, e non esistono piazze, palazzi, o altri luoghi che fanno pensare a una gestione gerarchica del potere. Inoltre, esiste evidenza che in questa prima forma di societa' cittadina complessa, le donne avessero un ruolo quantomeno paritario nella societa'. <br /></p><p> E un'altro dei messaggi importanti del libro e' che benche' quando si parli di societa' complesse molti diano per scontato che queste si debbano necessariamente organizzare gerarchicamente e in modo da esercitrare il potere e il dominio, sono esistiti, e potrebbero esistere di nuovo, modi di organizzare societa' complesse che non ricorrano a gerarchie e al dominio (e -inevitabilmente- la violenza) e gestioni carismatiche. Del resto, gli autori dimostrano efficacemente che mentre molta teoria considera il punto di arrivo della storia la formazione degli Stati, gli stati stanno gia' perdendo il predominio che avevano un secolo fa. </p><p>Insomma, questo libro e' una fonte preziosa di fatti per rivedere idee sulla societa' e la storia, ed e' scritto in modo accessibile e chiaro. Sulla scia di questo libro, consiglio anche l'ascolto di questo <a href="https://www.bbc.co.uk/sounds/play/favourites/m001jlxb" target="_blank">podcast</a>. <br /></p><br /><p><br /></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-75000474090017157512022-03-03T15:19:00.003+00:002022-10-11T09:32:26.609+01:00Belarus to Ukraine<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://orinocotribune.com/wp-content/uploads/2020/08/AP20227651064777_edited-800x445.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="445" data-original-width="800" height="358" src="https://orinocotribune.com/wp-content/uploads/2020/08/AP20227651064777_edited-800x445.jpg" width="643" /></a></div><br /> Russia's aggression in Ukraine is already recognised as a a water-shed event: it might signal the return of naked imperialism, with all the brutality and violence it involves.<p></p><p>It may seem lazy to compare Putin to Hitler, but clearly there are key similarities. Like Hitler, Putin's mission has been to restore national pride and what he thinks is his nation's standing in the world. Like Hitler, in Putin's world it does not compute that exerting power does not necessarily rely on force, threat, or concessions.<br /></p><p>The other similarities are that it seems that close to 70, Putin probably feels he has little time to accomplish his "mission". Like Hitler, Putin seems to be a gambler, which means he'd go for broke. And like Hitler, Putin's gambles in Chechnya, Syria, Crimea, so far have paid off, probably making him even more assured of his judgment. Like Hitler, it seems that Putin does not have real advisors around, but rather people that are selected based on their blind trust in him, or too acquiescent to raise any strong objection to his plans.</p><p>However, one of the reasons that many commentators seem to have overlooked in the process that led Putin to wage a war on Ukraine, may have a lot to do with the last elections in Belarus and its aftermath.</p><p>In those election, for a long while, <a href="https://www.bbc.co.uk/news/world-europe-53966004" target="_blank">it had seemed possible to see the deposition of Lukashenko</a> and the establishment of something resembling a democratic government in Belarus. That people took the street must have <a href="https://www.nytimes.com/2020/08/27/world/europe/belarus-russia-putin.html" target="_blank">scared the shit out of Putin</a>, because a successful overthrown of a dictatorship at Putin's doorstep would have been noted by Russians.</p><p>The flying of flags by Belarus protesters that referenced the <a href="https://www.bbc.co.uk/programmes/m0010f8z" target="_blank">Polish-Lithuanian Commonwealth </a>probably added to Putin's nightmares: here were people that he would consider Russians taking inspiration from a republic in the XVI and XVII centuries that was known for being multi-ethnic, built on consensus, and tolerant. Why were so many Jewish people living in Poland, Ukraine, and Belarus before the Holocaust? Because, while religious <a href="https://www.bbc.co.uk/programmes/m0001fv2">wars ravaged across Western Europe</a>, the Polish-Lithuanian Commonwealth was tolerant of different religions and welcomed Jews (but also Muslim Tartars). </p><p>Despite the prospect of succeeding, the Belarus democracy movement had been violently repressed and stifled: it worked out well for Putin too, as Lukashenko, the aging Belarus dictator, realigned his policies and views to suit Putin. But Ukraine remained a thorn in Putin's side, a state that was increasingly democratic, aligned with Western views, and increasingly successful. As Belarus demonstrated, Ukraine's precedent was dangerous.</p><p>Dictatorships are intrinsically unstable, and Putin's might fear he has not built a system that can outlive him. Hence, a democratic state integrated in the EU view of consensus-based policy represents an existential threat to his idea of Russia. Hence <a href="https://theconversation.com/how-russian-is-ukraine-clue-not-as-much-as-vladimir-putin-insists-173758" target="_blank">his history essays that see Ukraine and other states as always Russian, denying any reference to the history of multinational and multi-faith mixture as well as all aspirations to openness and democracy</a>. </p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-59258921035820146502021-06-10T13:17:00.001+01:002021-06-10T13:17:30.957+01:00Songs of 2019 #3 Fontaines DC: Big<p>Fontaines DC wrote a bunch of great songs, most of which were in their debut album Dogrel. But to me Big is the one that stood out.</p><p>It's a fast piece along the long line of other punk or post-punk anthems. It starts with a compelling beat that keeps the piece going all along, and it's noisy and loud. </p><p>And it's short, less than 2 minutes, and this is also in keeping with a post-punk ethos: e.g. hardly any song by a great post-punk band like <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Minutemen_(band)">Minutemen </a>lasted <a href="https://www.youtube.com/watch?v=X68TjCfhjFU">over 2 minutes</a>. Who needs 5 minutes when you can make an impact with less than 2?</p><p>The lyrics make this all the more impactful: Fontaines describe Dublin through the eyes of a pusher, and in an ingenious way touch upon threads like edonism, escapism, ambition, the link between the city's past as a colonial outpost and its present as a city of diverging, and at times contrasting trajectories. All that in less than 2 minutes, mind...</p><p>And it's remarkable how there is nothing contrived about this: Fontaines not only sound from the place, but their lyrics display empathy and love for the place, its history, its people. They do not "caricature", they do not watch people from afar... this is music from the people, to the people.<br /></p><p>So, aye, this song really enshriened Fontaines in the heaven of great bands, and I will always come back to "Big" and Fontaines DC</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/aiLk6G5N-3Y" width="320" youtube-src-id="aiLk6G5N-3Y"></iframe></div><br /><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-74309481572637882382020-02-05T13:14:00.003+00:002020-02-05T13:14:44.633+00:00Songs of 2019 #4: Too Real - Fontaines DCToo Real - Fontaines DC <br />
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Well, Fontaines DC shouldn't need any introduction by <a href="https://www.theguardian.com/music/2019/apr/12/fontaines-dc-dogrel-album-review-irish-punks-debut" target="_blank">now</a>.<br />
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I had heard some of their earlier songs, but it is with Too Real that I really started to pay attention.<br />
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And I think it is with this song they really started to raise the bar in their game.<br />
For one thing, they started to become noisier and more daring.<br />
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Too Real has a uncommon structure, with an inro of drum and bass guitar creating a crescendo, that is then followed by a dystonic guitar noise, created by sliding the neck of the bottle on the strings.<br />
The "song" then settles into a more conventional structure before returning to the guitar noise and an almost "<a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Motorik" target="_blank">Motorik</a>" bass guitar and drum beat. It has a lot layers all very cleverly and originally combined to create something that sounds original and magnificent.<br />
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This is also the song where all started to click for me. As in most of their songs, Fontaines DC talk from the perspective of some character. Their characters and stories are local, all based around Dublin, where they live, but by focusing on 'real' characters, they provide an insight into topical and relatable themes that feels authentic and never contrived. <br />
In this case, they speak from the perspective of some disenchanted character getting to grips with the need/desire for material wealth. The line "None can revolution lead with selfish needs aside" strikes for its directness, and is somehow poetic in describing something quite prosaic.<br />
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In this song <a href="https://genius.com/Fontaines-dc-too-real-lyrics" target="_blank">Fontaines DC also refer to a poem by TS Eliot</a>. They accomplish that all in an aggro post-punk piece with references to noise-rock and other avant-garde music. Amazing!<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/CIbaqtcU0uI/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/CIbaqtcU0uI?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-59684286841748340132020-02-04T09:15:00.000+00:002020-02-05T13:11:27.059+00:00Songs of 2019 #5: Don't Cling to Life - The Murder CapitalDon't Cling to Life - The Murder Capital<br />
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The Murder Capital are another new band that takes inspiration from Post-Punk. They are also Irish from Dublin, and while they are not singing specifically about Irish themes, their being from Dublin is evident in different ways. These characteristics mean they have been somehow overshadowed by another excellent Irish band like Fontaines DC (more about them in the future). Which is a pity, because The Murder Capital's debut album "<a href="https://www.irishtimes.com/culture/music/the-murder-capital-when-i-have-fears-review-a-stunning-debut-1.3983991" target="_blank">When I Have Fears</a>" is an outstanding piece work.<br />
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The title of the album provides a good clue about what The Murder Capital sing about, which is mostly existential themes. Their post-punk style is very well-suited to deal with these themes in an emotionally eloquent way. It is easy to spot some of their influences, most notably from Joy Division. And yet The Murder Capital combine these and articulate them in a way that provides sparks and substance.<br />
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There are some great songs on their debut album, like <a href="https://www.youtube.com/watch?v=2SmnKIjCnlk" target="_blank">More is Less</a>, and <a href="https://www.youtube.com/watch?v=ddBjpD5kHVY" target="_blank">The Green and Blue</a>. But a good example of what they are capable of is <a href="https://www.youtube.com/watch?v=_K67sRNLi4Q" target="_blank">Don't Cling to Life</a>. It's a song about death, inspired by the death of a band member's relative. Despite the dejected theme and lack of hope in an afterlife (Don't cling to life, there's nothing on the other side), it's a punchy song and has almost a celebratory tone of the fleeting moments and bliss we can engender in this world (Let's dance and cry, so we remember why we die).<br />
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They do all this with mastery and without sounding contrived. So enjoy...<br />
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/_K67sRNLi4Q/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/_K67sRNLi4Q?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-21459916478298304792020-01-14T09:29:00.000+00:002020-01-14T09:29:03.085+00:00Songs of 2019 #6<a href="https://www.youtube.com/watch?v=YTNT8PNet6Y" target="_blank">Patricia Lalor : Anymore</a><br />
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Patricia Lalor is a teenager from Ireland. She can be considered an apposite example of singers and songwriters reaching audiences from -literally- their own bedrooms.<br />
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<a href="https://www.theguardian.com/music/2019/mar/29/be-urself-meet-the-teens-creating-a-generation-gap-in-music#comment-127456697" target="_blank">As this article by Alexis Petridis </a>points out, technology and social media have created opportunities for many to reach audiences directly, without any type of mediation. It is encouraging that this has created opportunities, and these have been taken particularly by young women, who can create music and songs without having to come to terms with an industry that -too often- exploits women artists and pressure them to comply with the rulebook of an industry still dominated by men and a patriarchal mindset.<br />
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As an admirer of the post-punk ethos of "do-it-yourself" and its subversion of music business, I cannot help hoping this may spawn more interesting and diverse music.<br />
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Patricia Lalor has gained many followers on YouTube thanks to her covers of songs from Mac DeMarco's <a href="https://www.youtube.com/watch?v=QpHzvEPsjS8" target="_blank">Chamber of Reflection</a> to Hozier's <a href="https://www.youtube.com/watch?v=F0Bfx6G_jos" target="_blank">Take Me to Church</a>. She has a melancholic and soothing voice, full of longing, and her rich tonal palette enlivens any song she sings.<br />
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She has also started writing <a href="https://www.youtube.com/watch?v=bbbp88IPRj8" target="_blank">her own songs</a>, and Anymore is a very solid piece. The bittersweet melody and her outstanding voice makes it a wonderful song. And it is a very well written song. The quality of song-writing is particularly evident when the song is stripped bare of the arrangements, as in its live version.<br />
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Patricia Lalor is a very talented singer and songwriter, and I hope she will produce more great music in years to come.<br />
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/YTNT8PNet6Y/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/YTNT8PNet6Y?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-87518708917835699672019-12-31T10:24:00.002+00:002019-12-31T10:24:48.757+00:00Songs of 2019 #7<a href="https://vimeo.com/300828040" target="_blank">Pillow Queens - Gay Girls</a><br />
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Another all-female group, Pillow Queens come from <a href="https://metro.co.uk/2019/05/17/even-didnt-use-accents-wed-annoy-someone-pillow-queens-taking-irish-music-global-9588264/" target="_blank">Dublin</a>. They also happen to be homosexual, and this fact is important to appreciate the meaning of their song Gay Girls.<br />
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In the song they sing about a girl growing up in a traditional catholic background while coming to terms with her homosexuality. It's all depicted in a sort of inner consciousness stream, with thoughts, phrases, and names mingling. It is subtle and clever.<br />
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The music opens with a melancholic and intimate tone, but evolves towards an anthemic finale. It's a great Indie song.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/U9tBkl6t0w0/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/U9tBkl6t0w0?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
The video for the song gives another hint about the wider scope of the song: in it, a child finds comfort and solace from fraught family dynamics in friendship. At the same time, the video plays with the tropes of a catholic upbringing (Confirmation dresses, the Eucharist): it is defiant and impudent. And somehow, it seems an apposite commentary on the current attitudes in the Republic of Ireland: a country that, after a referendum that approved Equal Marriage, <a href="https://www.blogger.com/blogger.g?rinli=1&blogID=1357160766306550894#editor/target=post;postID=5667911802137886879;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=6;src=postname" target="_blank">sees itself as being open and socially progressive</a>. Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-16359616652452525102019-12-29T10:05:00.000+00:002019-12-29T10:05:12.733+00:00Songs of 2019 #8<a href="https://www.youtube.com/watch?v=Tkp9WzZ5OeU" target="_blank">Powpig - Mayday</a><br />
<br />
One among other all-female rock bands, Powpig come from Limerick in Ireland, and it is astonishing they are barely out of school.<br />
<br />
Despite their young age, they demonstrate great aptitude at using some of the canons of pop music in original and inventive ways. And, together with this aptitude, they also display an 'in your face' attitude: they don't seem to care what you and I may think of them, they will keep doing their own thing and have fun while doing it.<br />
<br />
Their sound and attitude reminds me of another all-female band, <a href="https://www.youtube.com/watch?v=QCk8tEOcwqU" target="_blank">the Slits</a>, but this might be a lazy and ungenerous comparison: Powpig may have many influences, but they seem intent in creating their own niche. <br />
<br />
I saw Powpig play live this year: they supported Band Girl and opened their gigs in Dublin this November. On stage they displayed great competence and mastery: the drummer is particularly good, while all the other members swapped instruments from song to song, showing a further interesting side to the band.<br />
<br />
<a href="https://www.youtube.com/watch?v=Tkp9WzZ5OeU" target="_blank">Mayday </a>is a particularly good song, with jangling guitars, and a nice change of tempo by the end of the song. Like many good pop songs, it feels as if it was just coming naturally on the spot, and all the sophistication that keeps it flowing is hidden from view. In mastering the art of making something sophisticated and clever sound simple and easy, Powpig seems to follow on the path of other great pop-groups like <a href="https://www.youtube.com/watch?v=WUZQc8PolyQ" target="_blank">Orange Juice</a> and <a href="https://www.youtube.com/watch?v=1EtMaeFAnn8" target="_blank">Aztec Camera</a>. <br />
<br />
They have not yet released a full album, although some of the songs they played in Dublin indicate they are producing solid songs for further outputs.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Tkp9WzZ5OeU/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/Tkp9WzZ5OeU?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-27444923099974047132019-12-28T10:09:00.003+00:002019-12-28T10:09:18.620+00:00Songs of 2019 #9<a href="https://www.youtube.com/watch?v=qsdBVsR4qFE" target="_blank">Drahla - Twelve Divisions of the Day</a><br />
<br />
Drahla are, for wanting of a better word, a <a href="https://gittinwide.blogspot.com/2018/01/detesto-i-clash.html" target="_blank">post-punk</a> band.<br />
<br />
Many other bands seem to get inspiration from that period between the end of the 70s and the early 80s when the ethos of punk and technological innovations allowed many bands space to experiment and reach new audiences. I think that the ethos and sound of post-punk is still relevant today, so I welcome bands like Drahla.<br />
<br />
Twelve Divisions of the Day is a good example of the dark unsettling undertone of many of Drahla's songs from their 2019 album Useless Coordinates. I could have indeed chosen almost any other song from their album as an exemplar of Drahla's mastery, e.g. <a href="https://www.youtube.com/watch?v=qsdBVsR4qFE" target="_blank">Stimulus for Living</a>, or <a href="https://www.youtube.com/watch?v=DvtV-uP98Xo&feature=emb_title" target="_blank">Pyramid Estate</a>: it is a very solid album.<br />
<br />
The heavy bass lines may remind of Joy Division and Siouxsie and the Banshees, but the uneven, angular structures of the song, with the introduction of a saxophone to provide further sharpness, make their sound interesting. And it's a sound that it still relevant in conveying and emphasising universal, and yet very topical, feelings of alienation and estrangement.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Y6tk4wH38TU/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/Y6tk4wH38TU?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-16603938764256062342019-12-27T10:29:00.002+00:002019-12-27T10:29:22.445+00:00Songs of 2019 #10Kojaque :<a href="https://www.youtube.com/watch?v=LpVEeM2osYg" target="_blank"> Flu Shot</a><br />
<br />
I don't usually have much time for Hip Hop, at least in its current debased form, but Dublin rapper Kojaque somehow caught my attention. <br />
<br />
For one thing, there seems to be honesty and integrity in his work. Flu shot is a good example, with Kojaque singing about being "tired of shopping at Aldi", but the line that cracks me everytime is the one where refers to dealing with Major Labels, and he says that he's "one step ahead of the Majors, I fuck myself in my sleep". You see, Kojaque runs his onw record label, thanks to a grant from a young entepreneurship scheme.<br />
<br />
Apart from the clever self-mockery, what drives me to Kojaque is his music: he loves good old jazz, as demonstrated by his signing of a band like <a href="https://www.youtube.com/watch?v=nJMS1hOEcgQ" target="_blank">Five to Two</a>, and has used samples from artists like <a href="https://www.youtube.com/watch?v=1qjiQwD7VCI" target="_blank">Sun Ra</a> in his songs. His jazz influences are also evident in the way he uses them in <a href="https://www.youtube.com/watch?v=0TXokUZsuvw" target="_blank">arranging his songs live</a>. <a href="https://www.youtube.com/watch?v=0TXokUZsuvw" target="_blank">Flu Shot</a> is a good example of how this passion for jazz can be channeled into a good Hip Hop song. <br />
<br />
The other notable thing about singl Flu Shot is the video that went with it, a very good production, at times hilarious. So, well done Kojaque for your passion in good music and all that can be channelled through music.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/LpVEeM2osYg/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/LpVEeM2osYg?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-21540892689618814122019-10-14T12:40:00.004+01:002019-10-14T12:40:38.226+01:00La Cina e' vicina; l'Europa dov'e'?"La Cina e' vicina" era un film di Marco Bellocchio: il titolo giocava con le simpatie Maoiste della sinistra radicale degli anni '70 in Italia.<br />
<br />
Oggi tuttavia la Cina e il suo modello di "Capitalismo Leninista" e' una presenza molto più ingombrante di quanto ci rendiamo conto.<br />
<br />
A parte la presenza del "Made in China" nella nostra vita quotidiana, la ricchezza prodotta dalla manifattura cinese sta producendo conseguenze molto piu' inquietanti per la nostra democrazia.<br />
<br />
La Cina non e' infatti solo un paese produttore, ma ormai un enorme paese di avidi consumatori che le grandi imprese occidentali vogliono "conquistare". Ma in questa corsa per il mercato cinese, le imprese occidentali si trovano spesso in situazioni dove non <a href="https://www.nybooks.com/daily/2018/03/02/the-brands-that-kowtow-to-china/" target="_blank">hanno esitazioni nel seguire la linea dettata dalla dittatura del Partito Comunista Cinese.</a><br />
<br />
In molti casi, le imprese occidentali sono state molto solerti nel prostrarsi e umiliarsi, come nel caso della Mercedes che, colpevole di aver usato una generica frase del Dalai Lama in una pubblicita', si e' poi cosparsa il capo di cenere per aver "causato offesa e dolore al Popolo Cinese."<br />
<br />
Una recente controversia negli Stati Uniti, ha evidenziato ulteriormente il pericolo che non solo la produzione industriale, <a href="https://www.nytimes.com/2019/10/09/opinion/china-censorship.html" target="_blank">ma anche quella culturale sia sempre più condizionata dai diktat del Partito Comunista Cinese</a>. Il cartone South Park ha descritto questo rischio perfettamente<a href="https://nypost.com/2019/10/07/south-park-banned-from-chinese-internet-after-band-in-china-episode/" target="_blank"> in un recente episodio</a> quando <a href="https://www.youtube.com/watch?v=g6DI6XuvCwE" target="_blank">Stan dice qualcosa come: "di questo passo tutta la musica che verrà prodotta sarà vaniglia e dozzinale</a>." Il rischio che l'auto-censura nella produzione culturale diventi sempre più repressiva per evitare di offendere il Partito Comunista Cinese e' sempre più reale.<br />
<br />
Lo scenario e' ancora più inquietante quando anche le istituzioni che dovrebbero essere i bastioni della libertà di espressione, le istituzioni universitarie, si dimostrano pronte a compromettere la loro stessa ragion d'essere. Per esempio, <a href="https://theconversation.com/china-zero-tolerance-for-academic-freedom-85200" target="_blank">la prestigiosa Cambridge University Press, aveva solertemente ritirato un numero impressionante di pubblicazioni accademiche per compiacere una richiesta del Partito Comunista Cinese</a>. La polemica suscitata ha poi convinto Cambridge University Press a ripubblicare gli articoli ritirati, ma la vicenda dimostra molto bene i rischi per la libertà di espressione su cui le democrazie occidentali e molte delle sue istituzioni si basano.<br />
<br />
In questo scenario, la continua espansione di interessi economici cinesi, in Medio-Oriente, Africa, e <a href="https://corporateeurope.org/en/2019/04/follow-new-silk-road-chinas-growing-trail-think-tanks-and-lobbyists-europe" target="_blank">nella stessa Europa</a>, e' un quadro molto inquietante.<br />
Ed e' inquietante particolarmente per l'assenza dell'Unione Europea da ogni scenario globale nel momento in cui gli Stati Uniti stanno diventando un alleato fondamentalmente inaffidabile, se non a volte <a href="https://www.irishtimes.com/news/world/us/trump-the-european-union-is-worse-than-china-1.3988164" target="_blank">apertamente ostile</a>.<br />
<br />
In questo scenario vediamo anche tragedie come quella che sta consumando nel Kurdistan siriano: il ritiro delle truppe USA apre la strada ad un attacco turco, <a href="https://www.cnbc.com/2019/10/10/turkeys-erdogan-threatens-release-of-refugees-to-europe-over-syria-criticism.html" target="_blank">mentre il presidente turco minaccia l'UE di essere invasa da milioni di rifugiati</a> se osasse interferire.<br />
<br />
L'Unione Europea e' assente diplomaticamente e militarmente, incapace di esprimere una politica univoca nella diplomazia, incapace o ritrosa nell'usare altri strumenti per dare seguito alla diplomazia. In mancanza di una Unione Europea forte, coesa, e potente, il rischio reale e' che la democrazia non verrà solo erosa o minacciata ad Hong Kong, o in Kurdistan, ma sempre più vicino a noi, e rischiamo che quando ce ne accorgeremo, sarà troppo tardi.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://specials-images.forbesimg.com/imageserve/5d96317e67dd830006a29fbe/960x0.jpg?fit=scale" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="180" src="https://specials-images.forbesimg.com/imageserve/5d96317e67dd830006a29fbe/960x0.jpg?fit=scale" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-85391169487423526122019-03-25T14:21:00.000+00:002019-03-26T15:01:31.805+00:00In memory of Scott Walker<div class="disc-comment__body" itemprop="text">
Scott Walker has sadly passed away. <br />
<br />
I discovered him relatively late: he was not a big name in non-English speaking countries.<br />
<br />
I discovered him thanks to <a href="https://www.bbc.co.uk/programmes/b006tp52" target="_blank">Radio 3's Late Junction</a>, which is going to be significantly c<a href="https://www.theguardian.com/music/2019/mar/15/bbc-radio-3-late-junction-carries-john-peel-spirit-into-digital-age" target="_blank">ut by the short-sighted BBC</a>.<br />
<br />
The accidental links between these two events increases my sense of sadness at the loss of such a unique artist.<br />
<br />
I worry that there may be less space in the future for such
outsiders and outliers in the arts. Despite the possibilities of the world-wide-web, it seems at times that t<a href="https://www.theguardian.com/music/2012/jul/27/pop-music-sounds-same-survey-reveals" target="_blank">here is increasingly less space for diversity</a>, and particularly challenging arts and artists, who find it more difficult to reach an attentive audience and make a living with their art. Maybe I'm being too pessimistic, after all there are places <a href="http://thebestofmusicandfilm.blogspot.com/" target="_blank">like Ireland</a> where there is a thriving and exciting music scene, but I guess this scene is there <i>in spite</i> of the internet (Ireland has many active and well-attended music venues across the country), not thanks to it. <br />
<br />
<br />
Walter Scott was truly unique: when he went solo he started doing
MOR (Middle of the Road) Music that was nonetheless innovative and, at times,
disconcerting.<br />
<br />
An example is 'It's raining today' with its peculiar
string drone in the background.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/UdEieO7lqBQ/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/UdEieO7lqBQ?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
I also love the references to<a href="http://www.angelfire.com/mi/jazzmann/satie.html" target="_blank"> Erik Satie</a>'s work (see the opening chords of the wonderful 'Copenhagen')<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/b-U99rWu3rQ/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/b-U99rWu3rQ?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
The lyrics in his songs were poetic (see 'Copenhagen' again), but also characterised by irony, and self-deprecating humour. For example, in 'On your own again' , a song that talks about a
love story that "[...] when it began, I was so happy I didn't
feel like me."<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/qg8-3wbCFi4/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/qg8-3wbCFi4?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
Scott Walker was also single-handedly responsible for introducing Jaques Brel to an English-speaking audience, thanks to his many English covers of some of the best of Brel's songs, like Jackie:<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/1LDgfdU-RLg/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/1LDgfdU-RLg?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
He then disappeared and came back delivering experimental
and uncompromising work. He did not lose his sense of humour even in
tragedy. For example, the enigmatic 'The day the Conducator died (an Xmas song)'
refers obliquely to the execution of Romanian dictator Ceausescu and his wife, which happened
just before Christmas, and contains jolly Christmas bells in an
otherwise bleak and sparse musical landscape: it's a work of genius and a haunting piece of music.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Sxhs_0Yptug/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/Sxhs_0Yptug?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
On top of that, in several interviews Scott Walker came across as a insightful,
perceptive, and charming person. His passion for music and art was also
always evident.<br />
<br />
He will be missed by many, but I think his work will continue to inspire many others, as he has inspired diverse artists like David Bowie, Pulp and Jarvis Cocker, the Divine Comedy, and many others. </div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-49110308141453100562019-03-06T13:09:00.001+00:002019-03-06T13:22:39.216+00:00L'indipendentismo sardo che vorrei vedere...<br />
Le elezioni regionali sono state negative per i partiti indipendentisti sardi, ma come spesso capita, una crisi spesso apre opportunità.<br />
<br />
La sconfitta elettorale, sembra per lo meno aver dato un segnale che bisogna ripensare molte cose, e mi sembra positivo che questa spinta venga dal basso, come testimonia <a href="https://www.blogger.com/u/1/%3Ciframe%20src=%22https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fmaurizio.onnis.3%2Fposts%2F2227515420822135&width=500%22%20width=%22500%22%20height=%22320%22%20style=%22border:none;overflow:hidden%22%20scrolling=%22no%22%20frameborder=%220%22%20allowTransparency=%22true%22%20allow=%22encrypted-media%22%3E%3C/iframe%3E" target="_blank">l'iniziativa dell'Assemblea Nazionale Sarda</a>.<br />
<br />
In passato mi sono impegnato attivamente nella politica sarda, pur da lontano, ma -come molti altri- mi sono allontanato da questo impegno.<br />
<br />
Questa e' una lista delle cose che vorrei vedere un partito indipendentista fare prima di essere interessato a votarlo, o sostenerlo:<br />
<br />
<b>1. Indipendenza e benessere</b><br />
L'argomento più convincente per sostenere l'indipendenza della Sardegna non e' culturale o 'identitario', ma e' <a href="https://gittinwide.blogspot.com/2016/06/its-economy.html" target="_blank">economico</a>.<br />
L'indipendenza potrebbe essere un modo per creare benessere economico in Sardegna per i cittadini sardi. Lo e' perché gli interessi dei cittadini di Sardegna non sono simili a quelli dei cittadini italiani: es. perché l'Italia dovrebbe investire in infrastruttura (strade, ferrovie, ecc.) in Sardegna? Una strada costruita in Campania avvantaggia la Calabria, la Puglia, il Lazio, etc. Una strada costruita in Sardegna serve solo ai 1,600 milioni di sardi. Logicamente, quando le risorse sono poche, perché l'Italia dovrebbe investirle in Sardegna invece che in Italia? Una Sardegna indipendente potrebbe usare risorse per creare condizioni di sviluppo e benessere in Sardegna.<br />
<br />
<b>2. Indipendenza e democrazia</b><br />
La democrazia e l'inclusività sono importanti per il grado di civiltà' della società sarda. Ma sono anche importanti per lo sviluppo economico della Sardegna.<br />
Una società democratica, che protegga <a href="https://www.econstor.eu/bitstream/10419/166802/1/ifo-dice-report-v02-y2004-i2-p10-15.pdf" target="_blank">i diritti dei cittadini</a> (per es. diritti di proprietà) e si doti di istituzioni inclusive, dove i cittadini hanno reali possibilità di influenzare le decisioni importanti, e' una società che crea maggiore benessere economico.<br />
Istituzioni esclusive dove non c'e' accesso alle decisioni importanti, no trasparenza, politiche decise in stanze chiuse ecc. avvantaggiano élite e gruppi che hanno tutto l'interesse a sfruttare le risorse esistenti a proprio vantaggio. Ma queste politiche <i>rapaci </i>di estrazione e difesa dei vantaggi delle élite, creano inevitabilmente crisi economica e stagnazione (non esistono incentivi a innovare e a fare impresa). Ovvero, quello che vediamo ora in Sardegna.<br />
Se l'indipendentismo vuole uscire dal ghetto, dovrebbe usare <a href="http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/4568" target="_blank">questi argomenti e convincere la borghesia sarda che indipendenza e democrazia sono il modo migliore per creare benessere </a>e invertire il declino della Sardegna, ovvero sono nell'interesse stesso della borghesia sarda.<br />
E per essere convincente, un partito indipendentista dovrebbe cominciare a praticare la democrazia e l'inclusività non solo a parole.<br />
<br />
<b>3. Indipendenza ed Unione Europea</b><br />
L'Unione Europea non e' perfetta, ma l<a href="https://gittinwide.blogspot.com/2015/07/lunione-europea-e-lindipendenza.html" target="_blank">'indipendentismo e' pensabile solo in un contesto di integrazione Europea.</a><br />
Semplicemente perché l'Unione Europea ha una prospettiva a maggior raggio degli stati nazionali, e ha interesse nell'investire in aree periferiche e poco sviluppate. Semplicemente perché la Sardegna ha bisogno di accesso <a href="https://gittinwide.blogspot.com/2016/08/brexit-globalizzazione-localizzazionee.html" target="_blank">a mercati europei</a> per il proprio sviluppo economico. Semplicemente perché un ipotetico stato indipendente sardo avrebbe bisogno della difesa e la sicurezza offerta dall'integrazione europea.<br />
<br />
<b>4. Indipendenza e il "locale"</b><br />
Molti pensano che gli indipendentisti dovrebbero ripartire dal locale e cercare di creare consenso dimostrando di saper amministrare il proprio territorio, partendo dai comuni. Sono d'accordo, ma prima ancora di dare l'assalto ai comuni, bisognerebbe conoscere bene il territorio. Non ci saranno successi presentandosi alle elezioni comunali e basta, bisognerà davvero occuparsi di molti aspetti del proprio territorio, dai più banali come la riparazione di strade. <a href="https://malatidiparola.blogspot.com/2010/10/irs-e-lega-nord-che-significa-stare-tra.html?fbclid=IwAR0EImYZ13peNgiiEW2qNfW_prVeQ4s4cgTGeVvLYas0HxICN2DJSrkYsCY" target="_blank">Un modello e' stato dato dalla Lega di un tempo, un modello che bisognerebbe considerare</a>. Solo dopo questa presenza reale nel territorio, gli indipendentisti potranno cominciare a pensare di sperare di amministrare comuni ecc.<br />
<b><br /></b>
<b>5. Indipendenza e il 'globale'</b><br />
Un partito indipendentista dovrebbe connettere i cittadini in Sardegna con la diaspora sarda.<br />
La diaspora sarda può avere un ruolo fondamentale nel creare alleanze con altri movimenti in Europa (Catalonia, Scozia, ecc.), e nel creare non solo relazioni tra indipendentismo e istruzioni in Europa, ma anche nel creare <a href="https://www.economist.com/leaders/2011/11/19/the-magic-of-diasporas" target="_blank">opportunità di sviluppo economico</a>. Coinvolgere la diaspora sarda e' fondamentale se un partito indipendentista vuole diventare credibile in Sardegna e in Europa. E sarebbe anche il caso che si rivedano certi preconcetti sulla diaspora sarda: gli emigrati sardi non sono tutti fuggiti o 'espulsi' dalle condizioni economiche. Molti hanno fatto una scelta, ma non di meno vorrebbero contribuire a fare della Sardegna una terra prospera. <br />
<br />
<br />
Ci sono cose che invece non vorrei più' vedere in un partito indipendentista:<br />
<br />
<b>a. Basta usare termini e concetti come colonialismo</b><br />
Il colonialismo può essere utile nello studio accademico della situazione sarda, ma e' un concetto poco efficace nel costruire consenso attorno all'indipendentismo, e anzi, penso che sia un concetto pericoloso e contro-produttivo.<br />
Pericoloso perché' parlare di colonialismo vuol dire riferirsi all'idea che istituzioni, culture, e gente 'altra' ed estranea (i coloni) hanno preso possesso delle istituzioni, cultura sarde con la loro venuta. Parlare di colonizzazione rischia di rinforzare discorsi dove la de-colonizzazione passa attraverso espellere gli elementi istituzionali e culturali 'estranei'. Il rischio e' quello di passare da questi discorsi a una divisione tra 'noi' e 'loro'. I discorsi sulla colonizzazione spesso ignorano anche quanto l'appropriazione di istituzioni, pratiche, e cultura originariamente estranee ed imposte, diventi spesso, col passare del tempo, un processo <a href="https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/14788810600875307?casa_token=2_eqEMSi9W8AAAAA:xFN2qqCSMqo5wgm991-CsD6X0KcOX_UNHZQy49xyHiNUE1FgVbjsoqXUZ2mZZ_C8ml5K8B2ZFt9R" target="_blank">attivo </a>di appropriazione e re-invenzione di quegli aspetti originariamente imposti ed estranei.<br />
<br />
<b>b. Basta parlare di identità al singolare</b><br />
Tutti hanno molteplici identità, e in un mondo globalizzato, tutti hanno la possibilità di costruirsi identità diverse e plurali: a seconda delle situazioni mi posso sentire Cagliaritano, Sardo, Europeo, cittadino della Gran Bretagna, oppure un accademico, uno scienziato, ecc.<br />
Parlare di identità sarda al singolare, e metterla al centro di programmi politici ha il solo effetto di semplificare e alienare le molte persone che <a href="https://gittinwide.blogspot.com/2016/08/chi-ha-bisogno-dellindipendentismo.html" target="_blank">non si riconoscono in una identità singolare e ristretta</a>. Nessuno e' sardo 24 ore su 24. <a href="https://gittinwide.blogspot.com/2010/12/il-senso-di-essere-non-nazionalista.html" target="_blank">Riconoscere molteplici identità e rispettarle</a>, rientra anche nel discorso di creare istituzioni inclusive.<br />
<br />
Ecco detto... <br />
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<a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/87/Bandiera_del_Regno_di_Sardegna_nel_corte_funebre_dell'Imperatore_Carlo_V.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="345" data-original-width="800" height="171" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/87/Bandiera_del_Regno_di_Sardegna_nel_corte_funebre_dell'Imperatore_Carlo_V.jpg" width="400" /></a></div>
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<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-56679118021378868792018-05-29T11:48:00.001+01:002018-05-29T19:40:27.435+01:00Uno sguardo ad occidente - apologia dei valori liberali<div dir="ltr">
Nella Repubblica d'Irlanda il referendum sull'aborto ha confermato quanto questo paese alla periferia d'Europa sia cambiato in meglio. In tempi in cui paesi della Mitteleuropa sbandierano l'adesione ad una politica illiberale, va fatto tesoro di un successo del genere. </div>
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l'Irlanda dovrebbe essere un esempio virtuoso dei pregi del liberalismo.</div>
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Da una società oppressiva, l'Irlanda è diventata una società liberale e maggiormente aperta. L'anno scorso un referendum aveva sancito una maggioranza schiacciante per legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il primo ministro è figlio di un immigrato indiano, e apertamente omosessuale: - giustamente- il colore della pelle e le preferenze sessuali del primo ministro non sono mai state un elemento per pre-giudicare la sua capacità di poter svolgere il ruolo che occupa. L'Irlanda è d'altra parte trai<a href="http://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/index.cfm/survey/getsurveydetail/instruments/special/surveyky/2169" target="_blank"> paesi che ha atteggiamenti favorevoli verso l'immigrazione</a>.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogs.eui.eu/migrationpolicycentre/wp-content/uploads/sites/7/2018/04/fig.5.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="387" data-original-width="800" height="192" src="https://blogs.eui.eu/migrationpolicycentre/wp-content/uploads/sites/7/2018/04/fig.5.png" width="400" /></a></div>
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Questa trasformazione della società è andata di pari passo con la crescita economica. L'Irlanda e la Grecia avevano ambedue fatto bancarotta e avevano dovuto ricorrere ad un prestito del Fondo Monetario Internazionale. Mentre la Grecia ha continuato con i piagnistei su presunti complotti della cattiva Germania, ma ha poi fallito <a href="https://www.bloomberg.com/view/articles/2018-03-14/greek-economy-reforms-are-quietly-backsliding" target="_blank">nel fare riforme decenti</a>, l'Irlanda ha continuato a fare il suo lavoro, ed è <a href="https://www.independent.ie/business/irish/final-imf-debt-to-be-paid-off-this-week-36422683.html" target="_blank">riuscita a ripagare il debito</a> e a <a href="https://www.irishtimes.com/business/economy/irish-economy-growing-three-times-faster-than-any-other-european-country-1.3383307" target="_blank">continuare a crescere economicamente</a>. Quello che l'Irlanda ha imparato a fare bene è attrarre investimenti dall'esterno, ma nello stesso tempo i<a href="http://unctad.org/en/docs/iteiia20037_en.pdf" target="_blank">mporre condizioni che assicurino che questi investimenti portino benefici sul territorio</a>, per esempio con investimenti in ricerca e sviluppo. In questo modo l'Irlanda è diventata una selle nazioni più industrializzate, se si considera produzione industriale in rapporto alla popolazione. Mentre altre nazioni inseguono l'illusione dell'economia della conoscenza, l'Irlanda <a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=1357160766306550894#editor/target=post;postID=7617898954116088866;onPublishedMenu=publishedposts;onClosedMenu=publishedposts;postNum=15;src=postname" target="_blank">ha basato la sua ricchezza su una base solida come l'industrializzazione e la produzione</a>.<br />
<br /></div>
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A volte gli indipendentisti sardi citano ancora l'Irlanda come un esempio, ma si rifanno ad una idea romantica e datata di Irlanda: un paese legato a tradizioni arcaiche e arroccato in difesa della sua identità (la lingua, la storia, ecc.). L'Irlanda di oggi ha invece superato i piagnistei del post-colonialismo per abbracciare le opportunità dell'Unione Europea e della globalizzazione. Non è una società perfetta: per esempio esistono forti <a href="https://www.irishtimes.com/opinion/despite-recovery-ireland-remains-a-hugely-unequal-society-1.2766053" target="_blank">disuguaglianze economiche</a>, e nonostante questa vittoria per i diritti delle donne, rimangono <a href="https://ec.europa.eu/ireland/node/684_en" target="_blank">grossi problemi nell'assicurare stessi diritti e opportunità a prescindere dal genere</a>. Inoltre, in un paese dove molti che aspirano a certi ruoli frequentano le stesse scuole e gli stessi luoghi, esiste sempre il rischio di cadere in pratiche clientelari o <a href="https://www.independent.ie/opinion/letters/country-needs-to-grow-up-and-eliminate-political-nepotism-30230072.html" target="_blank">nepotistiche</a>. Tuttavia, l'Irlanda può essere un esempio della strada che piccole nazioni possono intraprendere per creare prosperità e opportunità per i propri cittadini</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-60140153555463477032018-05-18T11:46:00.000+01:002018-05-18T11:46:56.895+01:00Una Sardegna possibile che c'e' stataGirando per i paesi del Campidano e dintorni spesso si vedono i resti di <a href="http://www.sardegnacultura.it/j/v/269?s=7&v=9&c=2663&c1=2646&na=1&n=10" target="_blank">case ed edifici </a>in stile <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Liberty_a_Cagliari" target="_blank">Liberty</a>, quello stile architettonico e decorativo noto in Francia e nel mondo anglosassone come 'Art Nouveau'. Alcuni di questi edifici sono cadenti, ma le decorazioni floreali e le linee leggere rivelano i tratti di questo stile che, tra fine '800 e primi del '900 sposava le tecniche di produzione di massa con un interesse per le forme ispirate alla natura.<br />
<br />
Questi edifici furono costruiti nei primi del '900, per la maggior parte prima dell'entrata dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale. La presenza massiccia di edifici in stile Liberty, o <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Art_Nouveau" target="_blank">Art Nouveau</a>, suggerisce che nei primi anni del '900 ci sia stato un 'boom' edilizio in Sardegna, e -ho immaginato- una discreta crescita economica in quel periodo.<br />
<br />
Questa ipotesi mi e' stata confermata da alcuni <a href="http://www.italia-resistenza.it/wp-content/uploads/ic/RAV0053532_1977_126-129_31.pdf" target="_blank">dati che ho potuto trovare online</a>. Nei primi del '900 ci fu in Sardegna una crescita della produzione di formaggi, dell'allevamento, e dei prodotti agricoli. Per esempio, solo nella provincia di Cagliari i profitti dell'esportazione di prodotti animali nel 1912 oltrepassavano 12 milioni di lire, un notevole aumento rispetto ai 5 milioni di lire del 1904.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhug_cXwS0SeGM8MF2qhfH0sZ9F9B2wWN4nVZVtedbTyf8GYvhktlOiBF6yuw4qUKGmbRWRbqX8sBuUgVpgT_mv7hmcMU4tqnq3cL9LzW829UfLawJYWBYttoWvTAIjjI_HHV9OrE5BDOs/s1600/provincia+di+cagliari.tif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="741" data-original-width="1018" height="464" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhug_cXwS0SeGM8MF2qhfH0sZ9F9B2wWN4nVZVtedbTyf8GYvhktlOiBF6yuw4qUKGmbRWRbqX8sBuUgVpgT_mv7hmcMU4tqnq3cL9LzW829UfLawJYWBYttoWvTAIjjI_HHV9OrE5BDOs/s640/provincia+di+cagliari.tif" width="640" /></a></div>
<br />
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<br />
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<br />
Lo sviluppo economico della Sardegna nei primi del '900 era sicuramente il frutto della crescente globalizzazione. In un'Europa che diventava maggiormente integrata economicamente, i produttori sardi trovavano finalmente mercati a cui accedere, e cominciavano a trarre i frutti della loro produzione.<br />
<br />
Avvantaggiandosi di questa globalizzazione economica, i sardi di allora sposavano anche la globalizzazione culturale, adottando uno stile 'globale' come l'Art Nouveau. Che il benessere creato si traducesse in edifici in stile "moderno"
dimostra, ancora una volta, quanto sia falso il luogo comune dei sardi
legati alle tradizioni arcaiche e incapaci di abbracciare la modernità: i
sardi che raccoglievano i frutti di questa crescita economica volevano
essere moderni europei.<br />
<br />
E' interessante anche notare che nonostante il carattere globalizzato dell'Art Nouveau, questo stile venisse declinato in modi che rileggevano e re-interpretavano tradizioni locali. Per esempio, a Barcellona l'Art Nouveau era stata tradotta da artisti come Gaudi' in un'architettura che riprendeva elementi tradizionali catalani (per es. richiami al gotico catalano). In una certa misura questo accadeva anche in Sardegna: per esempio, immagino che gli elementi floreali dell'Art Nouveau in Sardegna traevano anche ispirazione dal gusto per la decorazione floreale che e' evidenziata negli abiti sardi tradizionali. E un grande pittore come <a href="http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2008122013485900474.pdf" target="_blank">Giuseppe Biasi </a>faceva opere moderne attingendo alle tradizioni sarde. <br />
<br />
Insomma, i sardi di allora traevano i frutti della crescente globalizzazione, e -siccome la globalizzazione non e' un fenomeno a senso unico- adottavano e reinterpretavano la modernità in una chiave sarda. Le case Art Nouveau nei paesi sardi rappresentano per me la testimonianza di una Sardegna che sembrava andare sulla strada di diventare moderna, prospera, europea e sarda.<br />
<br />
Purtroppo invece la storia prese una piega inaspettata:<a href="https://hbswk.hbs.edu/item/what-could-bring-globalization-down" target="_blank"> come sostiene lo storico Niall Ferguson</a>, i ceti di ricchi proprietari terrieri e redditieri nei grandi paesi europei, coloro che erano maggiormente minacciati dalla crescente globalizzazione, contribuirono in modo importante nel spingere le grandi potenze alla guerra. Alla fine della guerra, ci fu il fiorire dei nazionalismi, e continui tentativi di arrestare la globalizzazione sia economica che culturale: barriere doganali, autarchia, e come risultato, stagnazione e crisi economica che colpi' la Sardegna quanto altre nazioni.<br />
<br />
Mentre oggi diverse correnti vorrebbero arrestare o invertire la globalizzazione, continuo a pensare che un futuro di benessere e progresso per la Sardegna, come per altre nazioni, si potrebbe realizzare attraverso la globalizzazione. <br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-23739432471973168432018-03-15T10:56:00.003+00:002018-03-15T10:56:52.640+00:00Sicily and Sardinia, a story of two islandsSpeaking with other non-Sardinian friends, sometimes I have to venture in explaining why the Mafia or similar infamous criminal organisations in the South of Italy had never emerged in Sardinia.<br />
<br />
One of the explanations that I have managed to give is that Sardinia, although not poor by any standard, was never as rich of resources as countries like Sicily.<br />
<br />
This key difference caused a huge divergence in the development of the two islands. In Sicily there were greater rewards to be ripped from controlling the resources of the land: families that could get access to these resources had greater incentives to safeguard their control over them, using violent and coercive methods when necessary. This control of the economic resources by few powerful families had to be guaranteed by exclusive political institutions, and the story of the Mafia is full of examples of Mafiosi fighting against attempts to create more inclusive and transparent institutions.<br />
<br />
On the contrary, in Sardinia there were less incentives to gain absolute control of the resources of the land. Furthermore, for long periods of its history, Sardinia was controlled by far away authorities (the King of Aragon, the Emperor of Spain): once they gained control over the few profitable resources (e.g. mines and quarries), these rulers had little interest in gaining total control over the rest of the island economy. This granted Sardinians some degree of autonomy, and Sardinians developed more inclusive economic institutions (for example, villages in Sardinia used to share their land between villagers).<br />
<br />
This inclusiveness has historically generated a work ethics that is quite different in comparison to that of other Mediterranean countries. <b>Sardinians tend to value hard work and thriftiness</b>. This may help explain why sometimes I think about Sardinians as closet-protestants of the Mediterranean: the work ethics and the thriftiness of Sardinians often is embodied in austerity and sternness that are usually considered to be characteristics of the Presbyterian Europeans.<br />
<br />
I believe that Sardinian history of inclusive economic institutions and the work ethics it generated could be translated into institutions that could help create prosperity for the people of Sardinia. The current economic and political institutions in Sardinia have been hijacked and have become exclusive and extractive, i.e. interested in extracting resources and income for a restricted group of people. However, the recession that has marred the whole of Italy and the increasing dearth of economic opportunities, particularly for young people, has contributed to generate increasing discontent and a desire for change and inclusive institutions.<br />
<br />
Unfortunately, this discontent has been so far captured only by the populist Five-Star Movement, which, despite its lip-service to openness and inclusivity, does not seem to have a credible and serious agenda for creating liberal and inclusive economic institutions. On the other hand, the nationalist parties in Sardinia seem as yet unable to engage in a credible program of institutional reforms, and seem too preoccupied by identity politics (rather than bread-and-butter issues).<br />
<br />
This is a pity: in the long run, the current extractive and exclusive economic and political institutions could eradicate the Sardinian work ethics and thriftiness, and eventually hamper any hope of a positive change for the future of Sardinia.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e6/Cagliari_porto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="440" data-original-width="800" height="176" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e6/Cagliari_porto.jpg" width="320" /></a></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-39865739461091025772018-02-15T08:25:00.000+00:002018-02-15T08:26:14.104+00:00Un'alternativa per la scuola sardaLa scuola sarda e' in uno stato di crisi costante. Si ripetono regolarmente gli allarmi per l'alto livello di <a href="http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2017/11/14/istruzione_e_povert_in_sardegna_il_tasso_di_abbandono_scolastico-68-666060.html" target="_blank">abbandono scolastico</a>, e il fatto che la percentuale di studenti sardi che ottengono titoli di studio secondari e oltre e' <a href="http://www.sardiniapost.it/cronaca/in-sardegna-il-popolo-della-licenza-media-tanti-analfabeti-quanti-laureati/" target="_blank">minore rispetto ad altre regioni dell'Italia</a>. Per esempio, usando dati Eurostat aggiornati al 2012, il grafico che ho elaborato sotto mostra come il trend di abbandono scolastico e della formazione in Sardegna (la linea arancione) sia tra i piu' alti in Italia (la linea verde). Regioni nel sud d'Italia non fanno molto meglio della Sardegna: in tonalita' di grigio sono riportati i trend per tutte le altre regioni italiane, ma la Sardegna va molto peggio anche rispetto al trend generale in Europa (la linea rossa).<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnMfrCwSCRFTaEJzz5tljK0437dAGWfbZsq24huxDyzIKk2zNIwEWRz36vKV-xT-BCqqNeZYThG6teNdvuhyphenhyphengqu2vRe690dN-C2qoBng_hORmWQzsoIfOFtjP1gfFMCuqhnZHwORrg3-g/s1600/abbandono+scolastico.tif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="741" data-original-width="1018" height="232" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnMfrCwSCRFTaEJzz5tljK0437dAGWfbZsq24huxDyzIKk2zNIwEWRz36vKV-xT-BCqqNeZYThG6teNdvuhyphenhyphengqu2vRe690dN-C2qoBng_hORmWQzsoIfOFtjP1gfFMCuqhnZHwORrg3-g/s320/abbandono+scolastico.tif" width="320" /></a></div>
<br />
Non esistono, che io sappia, studi sistematici delle possibili ragioni di questo fenomeno. Mentre alcuni sostengono che una delle ragioni vada ricercata in una scuola che mira allo "<a href="http://www.autodeterminatzione.it/2018/02/04/la-scuola-italiana-sardegna-rivolta-un-alunno-non-ce-francesco-casula/" target="_blank">sradicamento degli antichi codici culturali</a>", ragioni piu' sostanziali potrebbero essere trovate nella cronica <a href="http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/11/14/minori-abbandono-scuole-piaga-sardegna_25baab4f-b4f3-4d69-a3b0-340b751588ec.html" target="_blank">mancanza di risorse e investimenti nella scuola sarda</a>. <br />
<br />
Qualunque siano le cause di questo disastro (che si ripercuotera' inevitabilmente sul futuro delle nuove generazioni di cittadini sardi), e' inutile pretendere di fare le stesse cose e sperare di ottenere risultati diversi. <br />
<br />
Rifacendomi al mio post "<a href="http://gittinwide.blogspot.co.uk/2018/01/sfasciamo-lo-stato.html" target="_blank">sfasciamo lo stato</a>", un'alternativa per la scuola sarda sarebbe dare piu' <b>controllo e responsabilita' a livello locale</b>: associazioni di genitori, comuni, e altri enti locali dovrebbero avere piu' liberta' nel gestire le scuole locali, <b>anche in concorrenza con la scuola pubblica.</b><br />
<br />
<br />
Penso ad un sistema che potrebbe prendere ispirazione dal sistema inglese dove assieme alle scuole pubbliche che seguono il programma nazionale, esistono altri tipi di scuole. <a href="http://www.bbc.co.uk/news/10161371" target="_blank">Un tipo di scuole sono le Academies</a>: scuole finanziate dallo stato, ma che hanno <b>liberta' di decidere il proprio programma</b>, e <b>liberta' di stipulare propri contratti con gli insegnanti</b>. Questo significa che le Academies hanno la possibilita' di pagare gli insegnanti in modo diverso rispetto alle scuole pubbliche, e di stipulare diversi termini di contratto (per es. diverse ore di lavoro). Un'altra differenza con le scuole pubbliche e' il fatto che, nonostante le Academies ricevano fondi pubblici, <b>possono essere sponsorizzate da business, organizzazioni non-governative o caritatevoli, o altre organizzazioni</b>.<br />
<br />
La ragione che guida questo tipo di scuole e' quella di dare autonomia, ma -nello stesso tempo- responsabilita' agli educatori. Mentre lo stato fornisce i mezzi economici, i presidi e i consigli della scuola hanno liberta' di organizzare la scuola, dai programmi ai contratti con i docenti, assumendosi la responsabilita' di dover trovare soluzioni se la scuola non funzionasse. <br />
<br />
<br />
Un sistema del genere in Sardegna si potrebbe articolare con un modello di partecipazione privata. In un contesto sardo, le scuole potrebbero essere gestite da cooperative private di giovani. Tutti i giovani che attualmente sono tagliati fuori dal sistema scolastico (causa la rarita' dei concorsi, ecc.), potrebbero trovare modo di lavorare in un settore scolastico parallelo a quello tradizionale statale. I genitori avrebbero possibilita' di scelta, e infatti, potrebbero loro stessi creare associazioni o cooperative per gestire una scuola in autonomia.<br />
<br />
Per attuare un sistema del genere bisognerebbe non solo sfasciare lo stato, ma anche interessi corporativi che spesso bloccano ogni tipo di riforma e cambiamento. E bisognerebbe rivedere posizioni ideologiche. Per anni difendere il sacro principio della scuola pubblica non ha fatto che mantenere le condizioni di una scuola che e' sempre meno adeguata a rispondere alle esigenze di un paese complesso e in transizione. Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-72267527630716843012018-01-05T10:41:00.002+00:002018-05-15T10:42:24.888+01:00Detesto i Clash (Apologia del Post-Punk)Nel 1979 uscirono due album importanti:<br />
London Calling dei Clash<br />
Metal Box dei Public Image Ltd. guidati da John Lydon (ex Johnny Rotten dei Sex Pistols).<br />
<br />
Il Punk era morto. Questi due album rappresentavano due modi diversi e opposti di intendere l'eredità del Punk.<br />
<br />
Per i Clash il Punk era stato lo stimolo per un ritorno a "su connottu" (<i>back to basics</i> come dicevano loro): il rock (o punk-rock) inteso come musica per le masse, con tutte le caratteristiche annesse, ovvero un ritorno a forme e strutture semplici e immediatamente riconoscibili. A questo ritorno alle origini, si sposava un'immagine anti-sistema, testi vagamente impegnati, atteggiamenti "machisti", e un prendere terribilmente sul serio il proprio ruolo e la propria (ipotetica) importanza.<br />
<br />
Dubito che questi atteggiamenti anti-sistema fossero davvero sinceri: in canzoni come "Complete Control" i Clash stigmatizzavano l'influenza delle case discografiche e dei loro modelli di business, ma -ah, l'ironia- lo facevano mentre producevano dischi per una grande casa discografica. E fa sorridere pensare a un gruppo che non esitava a corteggiare il pubblico e i media americani, ma cantava "I'm so bored with the USA".<br />
<br />
Quando ero più giovane avevo ascoltato London Calling a ripetizione. Tutt'ora apprezzo canzoni come "Spanish Bombs" e "Lost in the Supermarket".Ma quello che mi colpisce ora, riascoltando quest'album è quanto fosse musicalmente conservatore. A parte qualche felice episodio, il resto dell'album non faceva che tornare su vecchi schemi rock, triti e ritriti, appena appena "riammodernati" usando uno stile Punk. Canzoni come "Rudie can't fail" o "Wrong'em Boyo" suonano atroci a distanza di anni.<br />
<br />
I Public Image Ltd. avevano un progetto completamente diverso. In particolare con il loro album Metal Box, i PIL volevano distruggere il rock. E lo facevano producendo una musica spigolosa, che usava certi elementi stilistici (per esempio linee di basso ispirate alla musica giamaicana) per riproporli in modo de-strutturato e shoccante. Era una musica senza compromessi, che non voleva essere piacevole, ma agitare e stordire. Un ottimo esempio è l'incredibile '<a href="https://www.youtube.com/watch?v=6xl8FrZvYlI" target="_blank">Chant</a>', una "canzone" ispirata alla violenza negli stadi, e che rappresenta un'esperienza stordente e potente. Un altro ottimo esempio è '<a href="https://www.youtube.com/watch?v=IQtO6R4qkg0" target="_blank">Poptones</a>': una canzone in cui John Lydon si immedesima nella vittima di uno stupro per descrivere in poche, lancinanti frasi una condizione di straniamento. <br />
<br />
Metal Box sembrava l'equivalente della <a href="https://www.moma.org/s/ge/german_expressionism/images/home/04.jpg" target="_blank">pittura espressionista</a>, un'arte per provocare e shoccare, mentre London Calling sembrava un quadro del <a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b0/Lenin_attempt.jpg" target="_blank">realismo sovietico</a>: un ritorno alla tradizione con l'intento di educare (e, in ultima analisi, manipolare) le masse.<br />
<br />
I PIL rappresentavano del resto il meglio dello spirito del punk. Il punk non era stato tanto un movimento musicale, quanto un movimento concettuale. La musica punk, in se' e per se', non era stata cosi' innovativa: in molti casi si trattava di un ritorno al Rock n' Roll. Ma concettualmente, il punk aveva:<br />
(a) creato uno spirito iconoclasta e anarchico che ridicolizzava ogni pretesa autorità artistica e politica. Dopo il punk, per anni gli atteggiamenti messianici di certi 'giganti' dell'Olimpo del Rock (per es. Rod Stewart) erano diventati improponibili.<br />
(b) introdotto un'etica del 'fai-da-te', un'etica di autonomia e indipendenza artistica in ogni aspetto della produzione culturale. Grazie anche ai progressi tecnologici (produrre dischi era diventato relativamente economico e facile), le band potevano produrre e distribuire i propri dischi, in questo modo mantenendo pieno controllo sul prodotto finale.<br />
<br />
L'etica dell'autonomia aveva perciò aperto il campo a ogni tipo di musica e sperimentazione: a prescindere dalla bravura tecnica, e dal giudizio di critici e manager, chiunque avesse un'idea poteva produrla, trovando un pubblico e un mercato pronto ad ascoltare.<br />
<br />
E infatti il periodo post-punk e' stato probabilmente uno dei periodi musicali migliori (molto meglio dei tanto decantati anni '60). Nel periodo post-punk ci fu un'esplosione di band e artisti che sperimentarono e crearono nuovi generi. Per citarne solo alcuni, dopo il '77 (l'anno del Punk), nacquero generi come il Gothic rock, il pop-elettronico, la re-invenzione dello Ska, e cosi' via. <a href="https://www.ibs.it/post-punk-1978-1984-libro-simon-reynolds/e/9788876381935" target="_blank">Simon Reynolds ha scritto un ottimo libro su questo periodo</a>.<br />
<br />
Infine, nello spirito iconoclasta e anarchico del Punk, i gruppi post-punk avevano portato avanti una riflessione critica sui rapporti tra musica, arte, potere, capitalismo, e società, che era molto sofisticata e interessante. Per fare un esempio, i PIL avevano prodotto i vinili che comprendevano "Metal Box" in una scatola metallica: prendere i vinili dalla sua confezione metallica, inevitabilmente graffiava e rovinava il vinile. Non c'era atto più radicale di questo.<br />
<br />
Per chi fosse interessato, <a href="https://open.spotify.com/user/itzoccor/playlist/2qxiaMfvd3wF2bmM8IzyyL" target="_blank">ecco una playlist </a>dei miei gruppi post-punk preferiti<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/47/PiLposterforWikipedia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="283" data-original-width="215" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/47/PiLposterforWikipedia.jpg" /></a></div>
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<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-38752204326347491202018-01-03T11:45:00.003+00:002024-03-01T12:07:44.409+00:00Sfasciamo lo stato!<div dir="ltr">
L'idea che abbiamo dello stato è che dovrebbe dare assistenza e servizi ai cittadini. Diversi episodi negli ultimi tempi hanno dimostrato che anche stati ricchi nel mondo sono sempre meno capaci di svolgere questa funzione.</div>
<div dir="ltr">
Per esempio, dopo il tragico incendio di Grenfell Tower a Londra, lo stato britannico e l'amministrazione comunale erano completamente assenti e incapaci di dare rifugio, pasti caldi, e supporto alle persone sfuggite alla catastrofe. Tutte queste cose erano state invece fatte da volontari e organizzazioni caritatevoli. A Austin, Texas, durante la recente alluvione i primi soccorsi non erano venuti dallo Stato o dall'Esercito, ma da cittadini che mettevano a disposizione i mezzi che avevano e cercavano di aiutare i propri vicini.</div>
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Sebbene non si possa generalizzare da questi episodi, e' pero' importante ricordare che al successo di una nazione o uno stato contribuisce il fatto di avere una sana società civile. Associazioni e organizzazioni di cittadini sono fondamentali. E lo sono perché possono riconoscere problemi e bisogni nel territorio, e coordinarsi per risolverli in modo immediato, pratico, e rispondente alle necessita' dei cittadini stessi. <a href="http://www.bbc.co.uk/programmes/articles/1n02Kr5c1XCGkZbw8wvbv5s/niall-ferguson-civil-and-uncivil-societies">Parafrasando Alexis de Tocqueville</a>, il modo più pratico per cambiare qualcosa non e' che i cittadini cerchino l'intervento del governo, ma,spesso, e' associarsi e coordinarsi per risolvere il problema.</div>
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Come cittadini, ci aspettiamo anche che lo Stato difenda i diritti dei cittadini stessi e promuova il loro benessere collettivo. Altri esempi mostrano che purtroppo stati democratici possono tradire queste aspettative e, invece, favorire gli interessi di gruppi di persone o elites che cercano di ricavare una rendita da una posizione di privilegio.</div>
<div dir="ltr">
Un esempio fatto da un economista <a href="http://worldif.economist.com/article/13524/would-countries-have-more-inequality">qui</a>, mostra che gli Stati Uniti spendono circa il 18% del Prodotto Interno Lordo (PIL) nelle cure sanitarie: tuttavia, il servizio sanitario degli Stati Uniti ha prestazioni molto peggiori rispetto ad altri paesi dall'economia evoluta che spendono molto meno: per esempio, Francia e Germania spendono solo il 12% del PIL,ma l'aspettativa di vita e' molto più alta, come mostra il grafico qua sotto (estratto da <a href="https://www.gapminder.org/" target="_blank">gapminder</a>: la grandezza dei cerchi rappresenta la percentuale di PIL speso per la sanità). </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5X9wZms26pL81n0ZhjE0MG-kVGMoJuxdzGcbNsAMfLddqRx5hXqn-BD8wSnk02FpSChbIbYTbZYWmUjX3aZCpy-3d8gv55C9ujhD8J3Re8n4ns-WNl_bauNXo4JWkR_DuMNPbd2oA2xU/s1600/Screenshot-2017-12-19+Gapminder+Tools.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="762" data-original-width="1501" height="162" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5X9wZms26pL81n0ZhjE0MG-kVGMoJuxdzGcbNsAMfLddqRx5hXqn-BD8wSnk02FpSChbIbYTbZYWmUjX3aZCpy-3d8gv55C9ujhD8J3Re8n4ns-WNl_bauNXo4JWkR_DuMNPbd2oA2xU/s320/Screenshot-2017-12-19+Gapminder+Tools.png" width="320" /></a></div>
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Il problema negli Stati Uniti e' che lo Stato difende gli interessi di gruppi che vogliono trarre profitto dalla loro posizione di privilegio. I gruppi di case farmaceutiche riescono a usare il loro potere di <i>lobbying </i>per influenzare decisioni favorevoli ai propri interessi. Questo non e' solo nocivo per gli interessi dei cittadini, che ricevono un sistema sanitario inefficiente. Alla lunga, questo sistema e' anche negativo perché <b>riduce le possibilità di innovazione</b>: le case farmaceutiche che hanno un monopolio sul mercato, hanno meno incentivi nell'innovare e creare nuovi prodotti; nello stesso tempo, un monopolio mantenuto con la connivenza dello stato, preclude ad altri soggetti di piazzare prodotti innovativi sul mercato. Alla fine, <b>il risultato e' inefficienza, stagnazione tecnologica</b>, e -inevitabilmente- <b>stagnazione economica</b>. </div>
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Ci aspettiamo che lo stato fornisca il terreno per dare opportunità a tutti i cittadini per contribuire, con il loro talento, inclinazioni, e ingegno, al bene collettivo. L'esempio del sistema sanitario negli USA dimostra che uno stato forte può invece favorire gli interessi di elites, che hanno tutto l'interesse a mantenere la propria posizione di rendita e di vantaggio, a danno di chi invece cerca di creare ricchezza. </div>
<div dir="ltr">
Per questi motivi, non penso che <b>uno stato sardo forte, centralizzato, e nelle mani di una elite, possa essere una garanzia di prosperità o benessere per la Sardegna</b>. Il problema della Sardegna, e la radice della sua stagnazione, non e' solo nell'essere subalterni allo stato italiano, ma sta nel fatto che <b>non esistono in Sardegna istituzioni politiche ed economiche inclusive,</b> ovvero che siano aperte all'iniziativa di tutti i cittadini che hanno il talento, l'ingegno, e l'iniziativa. Basta pensare, per esempio, come la burocrazia, la quale avrebbe -in teoria- il compito di garantire trasparenza, in Sardegna (come in Italia) sia diventata solo un mezzo per estrarre rendita da ogni iniziativa economica dei cittadini. </div>
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L'alternativa può essere uno stato che dia i mezzi ai cittadini di organizzare le proprie istituzioni per rispondere alle necessita' ed esigenze della comunità. Esistono diversi esempi di cittadini che si sono organizzati con successo per creare istituzioni pluraliste. Durante la Guerra Civile Spagnola, per esempio, <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Revolutionary_Catalonia" target="_blank">la Catalogna era stata governata con successo seguendo principi anarchici di organizzazione collettiva</a>, prima che questo esperimento fosse represso violentemente dal fronte comunista. O, per esempio, quando nella Repubblica d'Irlanda le banche chiusero per 6 mesi per sciopero, <a href="https://www.independent.ie/business/how-sixmonth-bank-strike-rocked-the-nation-26130249.html" target="_blank">i cittadini riuscirono ad organizzare un sistema alternativo di valuta</a>. </div>
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Come ricordano i <a href="https://vimeo.com/82853397" target="_blank">Laibach</a>, lo Stato, con il suo '<a href="https://www.britannica.com/topic/state-monopoly-on-violence" target="_blank">monopolio sulla violenza legittima</a>', non e' sempre garanzia di benessere, prosperità, e opportunità, che sia italiano, o sardo. </div>
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Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-26436667956826965852017-12-02T14:53:00.002+00:002017-12-04T18:02:31.997+00:00Processo e stato di diritto - di Ignazio Cuncu Piano Carissmo Oliver:<br />
qualche sera fa lessi un'altra <a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=1357160766306550894#editor/target=post;postID=3248657772539518671;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=3;src=postname" target="_blank">tua riflessione</a> - argomentata e polposa come sempre - sul processo<br />
catalano.<br />
<br />
Trattavi sul rapporto tra processo d'indipendenza e rispetto dello stato di diritto. Mi sono sentito abbastanza in sintonia con le tue parole. Sono d'accordo sul fatto che i catalani abbiano peccato di poco dialogo. Credo che se avessero agito allo stile “Scozia” da te descritto, avrebbero avuto anche loro ottime possibilità per sensibilizzare meglio l'opinione pubblica e approdare a un referendum meno compulsivo.<br />
<br />
Ma come tu stesso affermi, le chiusure del Governo spagnolo a un dialogo più volte cercato hanno di certo scoraggiato un processo più lineare. Dove differisco parzialmente - ma forse non ti ho interpretato adeguatamente - è circa il rapporto tra stato di diritto e processo d'indipendenza.<br />
<br />
Mi spiego (il seguente esempio non si riferisce alla Catalogna): credo che una maturazione democratica verso l'autodeterminazione, frutto di un processo graduale, fibroso, serio, ampiamente argomentata e dialogata (stile Scozia) e vagliata da un referendum, sia un elemento già di per sé (cioè: naturalmente) di grande aderenza allo stato di diritto.<br />
A questo punto, come tu sostieni, si dovrà cercare, inoltre, di convogliare il tutto nei canali<br />
offerti dal diritto nazionale e internazionale, col fine di ottenere consenso anche da chi non sarebbe<br />
d'accordo, come un maturo senso democratico auspicherebbe (della serie: “Non sono d'accordo ma<br />
riconosco il tuo legittimo diritto di procedere in tal modo...”).<br />
Ma se ciò non avviene, se coloro che interpretano il diritto nazionale e internazionale stentano o non sono disposti ad accogliere, a questo punto<b> l'etnia in questione ha diritto a due opzioni </b>a mio avviso di pari liceità: pazientare e auspicare la maturazione di tale consenso (nazionale/internazionale) o andare avanti e farsi lentamente spazio con le proprie forze (sempre in termini democratici) cioè: autolegittimare dal basso (dal demos) la propria autodeterminazione. <b>A mio avviso tale decisione non sarebbe da dirsi populista, in quanto, l'etnia che persegue l'indipendenza ha sì tentato il cammino circa il riconoscimento, ma senza i risultati perseguiti</b>.<br />
<br />
<br />
In definitiva: c<b>redo che faccia parte dello stato di diritto insito nella dignità (e maturità) di un<br />popolo che un'etnia non ascoltata a livello internazionale e nazionale, oltrepassi lo stato di diritto costituito. Oltrepassi e non “infranga”</b>. Non quindi contrapposizione ma... superazione. Una<br />
superazione, chiaro, come ultima istanza ad una prolungata negativa internazionale.<br />
<br />
Inoltre bisognerebbe appurare s<b>e il diritto internazionale sia sufficientemente predisposto per<br />accettare un processo di autodeterminazione modernamente inteso</b>, o se ancora si debba arrivare alla costruzione di corpi legislativi internazionali che definiscano in modo più fruibile e attualizzato i<br />
termini di tale processo. Credo in proposito che i concreti processi di autodeterminazione possano<br />
essere di stimolo a tale adeguamento legislativo oggi molto necessario. Penso infatti che <b>se la<br />Catalogna raggiungerà il proprio obiettivo</b>, altri popoli, in ambito UE (e oltre), saranno stimolati<br />
verso lo stesso percorso (una vera arricchente novità per un'Europa “unita nella diversità”, lungi<br />
dall'attuale omologante ordinamento UE).<br />
<br />
Capisco quanto autoproclamare un'indipendenza senza consenso internazionale sia di enorme rischio (boicottaggi di vario genere e quant'altro). Capisco come, pur con regole chiare, un processo<br />
d'indipendenza abbia ugualmente un'intrinseca complessità, variabile a seconda dell'indole<br />
culturale/economica/politica dei popoli direttamente coinvolti. Capisco anche quanto, in termini di<br />
stato di diritto il discorso sia fine, quanto i limiti siano labili e quanto sia facile fare confusione<br />
(forse è quello che succede a me in questa riflessione).<br />
<br />
<b>Tuttavia non bisogna dimenticare che dietro le leggi ci sono gli uomini e le loro intenzioni</b>. E se una legge pur sancita dallo stato di diritto, in sé buona e operativamente fruibile, viene impugnata da egemonie politiche/economiche che per evidenti secondi fini osteggiano ad oltranza l'autodeterminazione di un popolo... ebbene, quel<b> popolo, sempre con scelte non violente, ha il diritto - scritto nella dignità umana e non in qualche comma... - di andare avanti ugualmente.</b><br />
Gesù diceva duemila anni fa che la legge è fatta per l'uomo e non l'uomo per la legge (cf. Gv 2, 27).<br />
Ovviamente il logion era rivolto alla legalista classe dirigente (religiosa e politica) israelita, ma<br />
l'analogia può estendersi anche all'attuale diritto internazionale.<br />
<br />
<br />
<br />
***********************************************************************<br />
<br />
Carissimo Ignazio<br />
<br />
ti ringrazio per questa tua riflessione.<br />
Ho cercato di sottolineare i <a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=1357160766306550894#editor/target=post;postID=864354234640326298;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=2;src=postname" target="_blank">lati positivi del processo catalano</a> (la non-violenza, un processo partecipato nei media e nelle sedi politiche, ecc.), e sono d'accordo con te sul fatto che le istituzioni Europee in primo luogo, e quelle internazionali, sono generalmente impreparate o contrarie ad accettare le istanze di popoli come quello catalano, scozzese, e altri.<br />
<br />
Tu parli di etnie (prima) e di popoli (poi) che hanno il diritto di autolegittimare dal basso il proprio desiderio di autodeterminazione e indipendenza.<br />
<br />
In questa ambiguita' di termini (etnia / popolo) sta un problema che dovremmo affrontare: chi e' portatore di un diritto all'indipendenza?<br />
<br />
Considerare l'etnia come il soggetto che ha diritto all'indipendenza, apre una strada rischiosa: considerare un soggetto politico esclusivo e chiuso, una etnia, basata su una identita' linguistica, o religiosa, ecc. Chi non e' parte dell'etnia sara' escluso o assimilato (in modo violento) dall'etnia che ha ottenuto l'indipendenza.<br />
Un popolo e' un soggetto politico piu' accettabile per me, se consideriamo che un popolo e' un gruppo che si riconosce in una storia comune. Ma anche questa definizione rischia di essere esclusiva: comunita' e gruppi che non si riconoscono in quella storia rischiano di essere esclusi o assimilati (piu' o meno violentemente).<br />
<br />
Io preferirei parlare di cittadini, intendendo che una societa' ha bisogno di riconoscersi non tanto in una storia, ma in un progetto di societa', un progetto fatto di ideali su come la societa' che si vuole creare debba funzionare.<br />
<br />
Questo processo dovrebbe comprendere un riconoscimento di buone pratiche e istituzioni che creano una societa' aperta. Una di queste istituzioni e' lo stato di diritto, una societa' basata sulla certezza e chiarezza delle leggi e del diritto. <br />
Hai perfettamente ragione nel dire che il diritto deve servire gli uomini e i cittadini, ed e' purtroppo vero che in molte societa' dell'Occidente lo stato di diritto sta tradendo la sua funzione.<br />
Come dice lo storico Niall Ferguson, "the rule of law has become the rule of law-yers" , che si potrebbe tradurre come lo stato di diritto sta diventando lo stato degli avvocati.<br />
Le leggi poi non si adeguano subito a riconoscere diritti che molti cittadini considerano quasi 'naturali' (vedi, per es., la situazione nel Nord Irlanda, dove vivo, che e' l'unico luogo nelle isole britanniche che non riconosce il diritto al matrimonio per coppie omosessuali).<br />
Quindi i cittadini hanno diritto a perseguire il riconoscimento di questi diritti, in modo non violento.<br />
<br />
Dove il processo catalano e' scaduto e', secondo me, nella leadership politica: i leader catalani hanno voluto forzare le tappe, e in questo hanno fatto un disservizio ai propri cittadini. Non era appropriato forzare le tappe per fare un referendum in un mese. Non era appropriato mandare i cittadini a votare di fronte alla minaccia della violenza della polizia: questo naturalmente non vuole assolvere la vergognosa condotta della polizia e istituzioni spagnole. Non era adeguato dichiarare l'indipendenza con un voto svoltosi nel caos e dove solo 43% degli aventi diritto hanno potuto prendere parte. Nel forzare queste tappe i leader catalani hanno chiamato in causa il popolo, ma una leadership matura avrebbe dovuto servire meglio il popolo garantendo il diritto di tutto il popolo ad avere un processo legittimato dalla massima trasparenza e apertura.<br />
<br />
Quello che mi rattrista e' che queste forzature rischiano di aver polarizzato il discorso politico in Catalogna, e la polarizzazione rischia di alienare le simpatie anche di quelle persone che potevano diventare sostenitrici del processo di indipendenza. Questa polarizzazione e reazione dei moderati rischia di far perdere consenso agli indipendentisti alle prossime elezioni, e di dare una vittoria alla Spagna.<br />
<a href="https://c1.staticflickr.com/5/4115/4780884677_a1ffa252ef_b.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="502" data-original-width="800" height="200" src="https://c1.staticflickr.com/5/4115/4780884677_a1ffa252ef_b.jpg" width="320" /></a>E questo rischia di avere ripercussioni in Sardegna, dove gli indipendentisti si sono schierati molto ideologicamente e acriticamente per il processo catalano, uscendo con questo <a href="https://www.facebook.com/notes/sardegna-possibile/dichiarazione-unitaria-sul-processo-catalano/1708376432567113/" target="_blank">povero comunicato</a>. Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-8643542346403262982017-11-05T12:55:00.002+00:002017-11-05T12:55:44.860+00:00La questione catalana, l'Europa, la globalizzazioneSono stato p<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=1357160766306550894#editor/target=post;postID=9060462255451855163;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=2;src=postname" target="_blank">iuttosto critico sul processo di indipendenza catalana</a>: mi dispiace che il governo catalano abbia cercato di bruciare determinate tappe invece che lavorare con pazienza; e mi dispiace che -in modo opportunista- il governo catalano abbia enfatizzato il principio della sovranità popolare contrapponendolo, capziosamente, a quello dello stato di diritto.<br />
<br />
La questione catalana però ripropone questioni politiche che dovranno essere pur affrontate per il futuro del progetto europeo.<br />
<br />
A. Il dibattito ha riproposto la questione dell'autodeterminazione dei popoli. E <a href="https://theconversation.com/self-determination-is-legal-under-international-law-its-hypocritical-to-argue-otherwise-for-catalonia-86558?utm_campaign=Echobox&utm_medium=Social&utm_source=Facebook#link_time=1509382337" target="_blank">diversi esperti </a>considerano che il diritto all'autodeterminazione è sancito in modo chiaro da trattati internazionali. Questi trattati hanno maggior autorevolezza delle costituzioni di uno stato. Un principio sancito e riconosciuto da trattati internazionali -come quello della libertà di autodeterminazione- , non può essere negato da una costituzione nazionale.<br />
<br />
B. La questione catalana dimostra anche l'<a href="https://theconversation.com/catalonia-crisis-shows-spains-constitution-is-no-longer-fit-for-purpose-86281" target="_blank">inadeguatezza di costituzioni come quella spagnola</a> (e, va da sè, quella italiana) nell'affrontare problemi importanti come quello dell'autodeterminazione. Appellarsi alla Costituzione per negare diritti riconosciuti e conclamati, e pretendere nello stesso tempo di essere al di sopra delle parti e neutrali, è un atto di ipocrisia politica. Le Costituzioni non sono scritte sulla pietra, e non si può usare una costituzione per negare diritti universali. Alla fin fine, non avere una costituzione scritta (vedi la Gran Bretagna): la Gran Bretagna, non dovendo riscrivere la costituzione, ha potuto riorganizzarsi velocemente e flessibilmente per devolvere poteri alle sue nazioni "minoritarie", Scozia, Galles, Nord Irlanda.<br />
<br />
C. Questioni così importanti come il principio di autodeterminazione forse costringeranno l'Unione Europea ad affrontare il problema: continuare a far finta che la questione catalana sia un problema interno alla Spagna, diventa sempre più imbarazzante.<br />
<br />
D. Spesso si considerano le questioni di nazioni senza stato come la Catalogna una reazione <i>contro </i>la globalizzazione. In realtà, penso che le questioni dell'autodeterminazione siano <i>un aspetto della </i>globalizzazione e che si possa pensare l'autodeterminazione solo dentro un mondo globalizzato. Per esempio, i<a href="https://gittinwide.blogspot.co.uk/2015/07/lunione-europea-e-lindipendenza.html" target="_blank">l principio e l'esistenza dell'Unione Europea permette di pensare che "piccole" nazioni possano essere indipendenti</a>, non dovendo contare sulle proprie limitate risorse per la propria difesa, o potendo contare su un mercato globale per i propri prodotti, invece che sul proprio (limitato) mercato interno. <br />
<br />
<br />
E ci sono diversi aspetti positivi e virtuosi nel processo catalano, aspetti da cui dovremmo prendere esempio.<br />
<br />
Gli indipendentisti catalani sono assolutamente ammirevoli nella loro pacata non-violenza, anche di fronte alla brutalità della polizia. Anche di fronte alla vergognosa e anti-democratica revoca dell'autonomia locale. Anche di fronte al vergognoso arresto di cariche politiche, i catalani continuano a mostrare un'ammirevole calma e dignitosa determinazione. In questa non-violenza anche di fronte alle provocazioni, i catalani sono un grande esempio.<br />
<br />
<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://c2.staticflickr.com/8/7503/15712734628_75f61ebbbf_b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="800" height="252" src="https://c2.staticflickr.com/8/7503/15712734628_75f61ebbbf_b.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-32486577725395186712017-10-30T11:22:00.000+00:002017-10-30T11:37:59.346+00:00Una lunga strada ancora da fare per i partiti sardi...Le vicende della Catalogna interessano tutta l'Europa e stanno creando uno spazio per un dibattito. Purtroppo il dibattito è molto polarizzato, e questo anche per colpa sia delle istituzioni spagnole che quelle catalane. Quello che penso del processo di indipendenza catalano <a href="http://gittinwide.blogspot.co.uk/2017/10/democrazia-e-referenda-2.html" target="_blank">l'ho scritto qua</a>. Aggiungo che in una democrazia, è fondamentale che a riconoscere l'autorevolezza di decisioni importanti siano per primi coloro che non sono d'accordo con quelle decisioni.<br />
<br />
Un esempio virtuoso di questa autorevolezza era stato il referendum scozzese:<br />
<br />
- La data del referendum era stata decisa 18 mesi prima, dando l'opportunità a tutte le parti interessate di organizzarsi e partecipare al dibattito; il referendum catalano era stato indetto ufficialmente un mese prima.<br />
- La decisione del parlamento scozzese di indire un referendum era stata legittimata in parlamento mentre quella presa dal <a href="https://www.theguardian.com/commentisfree/2017/oct/20/catalan-case-persuasive-ruin-separatists-nationalism" target="_blank">governo catalano non era stata </a><a href="https://www.theguardian.com/commentisfree/2017/oct/20/catalan-case-persuasive-ruin-separatists-nationalism" target="_blank">apparentemente </a><a href="https://www.theguardian.com/commentisfree/2017/oct/20/catalan-case-persuasive-ruin-separatists-nationalism" target="_blank">legittimata dai 2/3 del parlamento, come avrebbe dovuto</a>.<br />
- Come in Catalogna, non esisteva un "quorum" per il referendum scozzese, ma l'ampia preparazione al voto aveva assicurato una partecipazione enorme sia al dibattito (il governo scozzese, per esempio, aveva inviato a tutti i cittadini <a href="http://www.gov.scot/resource/0043/00439021.pdf" target="_blank">un ampio dossier</a> su come una Scozia indipendente sarebbe stata), che al voto.<br />
Insomma, tutte queste differenze avevano permesso che nessuno in Scozia, sia che fosse contrario che favorevole all'indipendenza, potesse mettere in dubbio l'autorevolezza e la legittimità della decisione finale.<br />
<br />
Non c'è dubbio che la Catalogna abbia dovuto giocare su un campo diverso rispetto alla Scozia: il governo spagnolo ha sempre rifiutato di accettare che la Catalogna potesse anche solo pensare di fare un referendum. Tuttavia le tappe forzate non permettono di considerare il governo catalano legittimato da un processo adeguato. Anche il solo fatto che l'indipendenza sia stata dichiarata con un voto svoltosi nel caos e a cui hanno partecipato solo il 43% degli elettori, mette in evidenza un serio problema di autorevolezza.<br />
<br />
Volevo però riflettere sulle ripercussioni di questa questione in Sardegna.<br />
<br />
La maggior parte dei partiti indipendentisti, compresa Sardegna Possibile, ha firmato <a href="https://www.facebook.com/notes/sardegna-possibile/dichiarazione-unitaria-sul-processo-catalano/1708376432567113/" target="_blank">questo comunicato</a>.Il comunicato mette un evidenza un problema profondo: mette in opposizione la legalità fondata sulla sovranità del popolo, a quella fondata sulle leggi.<br />
<br />
Penso che questa sia una contrapposizione falsa, e una affermazione molto pericolosa, perchè dimostra una tendenza al populismo. È molto preoccupante che anche partiti come Sardegna Possibile che si propongono come partiti di governo della Sardegna, dimostrino di avere poco rispetto per il principio dello stato di diritto.<br />
Viene da chiedersi come si propongono di governare questi partiti se per loro lo stato di diritto è semplicemente ribaltabile quando esiste "la volontà popolare".<br />
<br />
Penso invece che lo stato di diritto sia la base di una democrazia vitale. Questo non vuol dire che il diritto è scritto per sempre, immutabile: ma la volontà popolare va esercitata in forme che assicurino l'autorevolezza del processo di cambiamento, non a base di plebisciti.<br />
<br />
Per ribaltare questi argomenti, il partito indipendentista di maggior successo in Europa, Scottish National Party, avendo una maggiore cultura istituzionale, si è tenuto completamente alla larga dalla questione catalana, dicendo, per esempio che "<a href="http://thenational.scot/news/15579810.Alyn_Smith__The_EU_s_response_to_Catalonia_was_a_poor_show__Scotland_should_now_offer_to_mediate/" target="_blank">ovviamente lo stato di diritto è importante; ovviamente la democrazia è importante. Ma non si può mettere l'uno contro l'altro, e questo è quello che Spagna e Catalogna hanno fatto</a>". <br />
<br />
Purtroppo sembra che per i partiti indipendentisti sardi la difesa dello stato di diritto non sia una cosa ovvia. Questa mancanza di cultura istituzionale non sarebbe un problema se i partiti sardi si proponessero di parlare ai convertiti. Diventa invece un problema quando si propongono di parlare ai moderati. <a href="http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/4568" target="_blank">Se infatti i partiti sardi non cambiano linguaggio e non maturano una cultura politica fatta di istituzioni, stato di diritto, e riforme</a>, sarà davvero difficile convincere i moderati quando si ripresenteranno al voto.<br />
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<a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/fe/Catalonia_nation.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="594" data-original-width="800" height="237" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/fe/Catalonia_nation.JPG" width="320" /></a></div>
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Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-90604622554518551632017-10-30T11:16:00.000+00:002017-10-30T11:16:03.843+00:00Democrazia e referenda (2)<div class="_39k5 _5s6c">
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I miei pensieri sul referendum catalano: </div>
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1.Usare la forza contro persone che pacificamente vogliono votare e' vergognoso e denota la matrice autoritaria e anti-democratica del governo spagnolo. Niente puo’ giustificare l’uso della violenza e l’abuso. </div>
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2. La democrazia non si esprime unicamente nel voto o nei plebisciti, ma si esprime attraverso "checks & balances", contrappesi e misure di bilanciamento/moderazione che garantiscono che determinati processi siano condivisi e partecipati per garantire i diritti di tutti i cittadini. </div>
<div class="_2cuy _3dgx _2vxa">
Nel caso di Brexit, la democrazia avrebbe richiesto garanzie sui diritti di nazioni cosi’-dette "minoritarie" (es. Scozia), o garanzie sui diritti dei cittadini UE, per esempio. </div>
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Nel caso della Catalonia, una posizione bilanciata avrebbe richiesto un quorum per il voto, e il voto come l'inizio di un processo di negoziazione sulla forma di governo. Decidere di non avere un quorum per prendere una decisione talmente importante come indipendenza, o la dichiarazione di dichiarare l'indipendenza dopo due giorni dal voto, non mi sembrano cose che assicurino un processo di indipendenza condiviso e partecipato. </div>
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3. Durante il referendum scozzese, c'è stato una grande partecipazione nel dibattito sul tipo di nazione che la Scozia sarebbe diventata dopo il referendum. Molte persone che non avevano mai partecipato alla politica si sono ritrovate coinvolte e appassionate, e sono nati diversi gruppi (per es. Common Weal <a data-lynx-mode="async" href="https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fallofusfirst.org%2F&h=ATN42Js5sIb-YRsesR16yk7Fw0yr8ZTaAPZGJ_1Fyd-MaLmn-RqItVbgaLzcKQxkt4Er8DHdz2kJQBSTOmssH9QtT_BLta14hIZlW8nTOYzVWdrltvBCQgv6tt-7jyWKII3Rtk_Ac7BBulBv2o3RLSo" rel="nofollow" target="_blank">http://allofusfirst.org/</a>) che proponevano una visione di società’ per il futuro della Scozia. Potrei sbagliarmi, ma mi sembra che questo tipo di dibattito sia mancato in Catalonia. In parte la responsabilità e’ della Spagna, che ha cercato di reprimere ogni tentativo di voto con la forza e l’abuso di essa. Ma chiedere l’indipendenza senza un dibattito partecipato sulla forma di società che si vuole non mi sembra un esempio virtuoso di processo di indipendenza.</div>
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<div class="_2cuy _3dgx _2vxa">
4. Che piaccia o no, l’indipendenza richiede anche la necessita’ del governo indipendentista di assumere autorevolezza agli occhi di altri governi. Dopo questo triste referendum dove -a quanto pare- hanno votato meno il 42% degli aventi diritto, la Catalonia non puo’ pretendere di avere autorevolezza e consenso di fronte ad altre nazioni. </div>
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Rimango sempre più convinto che la Sardegna avrebbe bisogno di indipendenza per diventare prospera e maggiormente aperta e democratica, ma non penso che il caotico esempio catalano sia un esempio virtuoso, e spero che gli indipendentisti sardi possano rifletterci se vorranno avere il consenso di cittadini come me.</div>
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<a href="https://c1.staticflickr.com/5/4115/4780884677_a1ffa252ef_b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="502" data-original-width="800" height="200" src="https://c1.staticflickr.com/5/4115/4780884677_a1ffa252ef_b.jpg" width="320" /></a></div>
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Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1357160766306550894.post-25292462591008404772016-08-19T10:15:00.004+01:002016-08-19T10:15:55.035+01:00Brexit, globalizzazione, localizzazione,...e la Sardegna<!--[if gte mso 9]><xml>
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Il voto nel referendum britannico che ha deciso l'uscita dall'Unione Europea, è stato visto come una rivolta contro la
globalizzazione. <a href="http://gittinwide.blogspot.co.uk/2016/07/non-possiamo-tutti-fare-i-ballerini.html" target="_blank">Le zone periferiche che hanno perso le industrie</a> che
davano lavoro a tanti, e che, nello stesso tempo, hanno visto l'influsso
di beni fabbricati in Cina o Vietnam, e l'arrivo di immigrati
pronti a lavorare per lunghe ore per ottenere il salario minimo, avrebbero convinto queste regioni a "riprendere il controllo" sul loro paese.<br />
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Ma la globalizzazione è un fenomeno complesso. Sicuramente non è
un fenomeno unidirezionale: non va solo in un senso. Se è vero che con la
globalizzazione diventa più facile importare prodotti da altri paesi
dove il costo del lavoro è molto più basso, è anche vero che unendo competenze locali con l'innovazione, <a href="http://link.springer.com/article/10.1007/s11365-008-0080-5" target="_blank">prodotti da una una regione europea possono essere venduti con successo in altre parti delmondo</a>. Oppure, se è vero che molti paesi subiscono l'influenza dei modelli culturali
americani o anglosassoni, è anche vero che quei modelli possono essere usati per creare storie radicate nella cultura e storia locale, ma che hanno la possibilità di affascinare un pubblico internazionale (vedi il
successo di produzioni televisive danesi come <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Borgen_(TV_series)" target="_blank">Borgen</a>).<br />
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Il problema è che l'uscita dall’UE difficilmente arresterà gli effetti perversi della globalizzazione, ma, al contrario, priverà le regioni "periferiche" del Regno Unito della possibilità di usare la globalizzazione a proprio vantaggio, come <a href="http://theconversation.com/britain-fails-to-understand-the-nature-of-globalisation-at-its-peril-61392" target="_blank">questo articolo</a> spiega efficacemente. <br />
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Una struttura come l'UE che sta al di sopra degli stati, significa infatti che regioni "periferiche" e "minoritarie" all'interno dello stato hanno altri canali per creare opportunità economiche e ricevere fondi. <a href="http://gittinwide.blogspot.co.uk/2010/12/fallimento-dell-europa-delle-regioni.html" target="_blank">Per quanto imperfetta</a>, l'Unione Europea ha rappresentato un veicolo per diverse regioni per coordinarsi con altre regioni, per affermare i propri interessi economici, e per ricevere fondi per progetti importanti (per es. i fondi strutturali europei). L'esistenza di una struttura al di sopra dello stato permette almeno di avere uno spazio dove le regioni possono "giocare le proprie carte" in uno scenario globale, senza dover passare attraverso il controllo e la mediazione dello stato centrale (a Londra, come a Madrid o a Roma). <br />
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Uscire dall'UE e ridare il controllo a Londra, significherà probabilmente un maggiore accentramento di risorse, talenti, e investimenti nella capitale. Gli interessi di regioni "centrali" e maggioritarie come Londra saranno semplicemente troppo forti per immaginare che le regioni periferiche come Cornovaglia o Galles riusciranno a far valere i propri interessi: e in più, con l'uscita dall'UE, queste regioni non avranno un'altra piattaforma dove poter giocare le proprie carte.<br />
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Non a caso, la Scozia ha votato
nettamente a favore di rimanere parte dell’UE. Questo attaccamento alle
istituzioni Europee non è un ideologico o romantico. La
Scozia, avendo creato istituzioni locali che lavorano per gli interessi
scozzesi, ha infatti usato le opportunità offerte dall'Unione Europea e la globalizzazione. Da quando ha riottenuto un parlamento e un governo locale, la Scozia ha
infatti creato opportunità stabilendo uffici nelle
istituzioni europee, facendo <i>lobbying </i>in Europa per far valere i propri
interessi, riconoscendo le opportunità che l’Europa offriva, e
<a href="http://newstartmag.co.uk/features/highland-problem-became-economic-success-story/" target="_blank">connettendo la propria economia con quella di altre regioni in Europa</a>. E ha fatto questo spesso
agendo indipendentemente, aggirando il controllo e la mediazione di Londra.
Insomma, la Scozia ha saputo trovare un ruolo per sè nell'UE, usando questa
struttura come una piattaforma per connettersi con il resto d’Europa, badando ai propri interessi indipendentemente da Londra.<br />
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La Sardegna in questo gioco sembra ancora estremamente in ritardo, sia per
poca frequentazione delle istituzioni europee, sia per mancanza di aspirazioni nel voler rappresentare direttamente gli interessi della Sardegna in contrasto
con quelli del “governo amico” di turno a Roma. Gli indipendentisti sembrano anch’essi impreparati, troppo impegnati forse a
occuparsi di questioni identitarie. Molti sembrano anche visceralmente ostili all'Unione Europea. Ma, sebbene non perfetta, una struttura sovra-statuale come l'UE è necessaria per creare opportunità per nazioni e regioni come Sardegna e Scozia: una fine ingloriosa dell'UE, e il ritorno di nazioni-stato centralizzate, non sarà un
bel avvenire per nazioni come Scozia e Sardegna.<br />
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