Dando uno sguardo alle statistiche sul PIL nelle regioni scozzesi e quelle sarde una cosa mi aveva incuriosito: nel 1995 le isole Shetland producevano lo stesso PIL della regione di Cagliari. Nel 2008, il PIL pro-capita delle Shetland era cresciuto rispetto a quello della regione di Cagliari.
Le isole Shetland sono un arcipelago sperduto nel mare del Nord, delle isole poco abitate, remote, e fredde. Ospitano una popolazione di circa 22 mila persone in circa 1.500 Km quadri. La provincia di Cagliari ospita oltre mezzo milione di abitanti in 4.500 Km quadri, comprende parte della pianura del Campidano, 71 comuni, un clima mite e temperato.
La domanda che mi sono fatto è dunque come hanno fatto le isole Shetland a far crescere la loro economia in confronto alla provincia di Cagliari ?
L’articolo riporta che nelle isole Shetland i pescatori del luogo stanno per ottenere la certificazione di sostenibilità ambientale per i crostacei pescati in queste isole. Grazie a questa certificazione, i pescatori sperano di esportare questo prodotto locale nei ristoranti di lusso e nei supermercati europei, conquistando i consumatori più consapevoli e attenti alle tematiche ambientali. Nello stesso tempo, la sostenibilità del metodo di pesca dovrebbe garantire che questa produzione continui nel tempo e non si esaurisca nel breve periodo.
Due elementi sono da evidenziare in questa storia:
Il primo è la commistione di locale e globale. Le Shetland hanno una lunga tradizione di pesca e una consolidata esperienza nel settore. Invece che lanciarsi in settori senza un tessuto di conoscenza e infrastruttura locale che li sostenga (vedi l’esempio poco fortunato della chimica sarda), le Shetland puntano su un settore tradizionale. Tuttavia, non è un ritorno a “su connotu” quello delle Shetland, non un mero ritorno alle tradizioni, ma un ripartire dalla tradizione guardando ai trend globali e riconoscendo come quella tradizione può essere messa a disposizione di un mondo globalizzato, valorizzando e capitalizzando su quella tradizione. Ovvero, invece che un chiudersi nella tradizione, riconoscere il valore che quella tradizione ha nel rispondere ad una domanda globale (la domanda per prodotti di qualità che rispettino criteri di sostenibilità). Le Shetland hanno il merito di rivitalizzare il patrimonio locale di conoscenze e risorse senza chiudersi al mondo, ma mettendole a disposizione del mondo in modo consono alle esigenze locali. Usare la globalizzazione per valorizzare e capitalizzare sul locale.
L’altro elemento interessante è la coniugazione di tradizione e innovazione. Ovvero, al di là della conoscenza tradizionale nel settore, i pescatori delle Shetland utilizzano metodi sviluppati dalla locale accademia nautica per scandagliare i fondali e assicurarsi che lo sfruttamento della risorsa naturale non metta in pericolo quella stessa risorsa. L’elemento chiave è la sinergia tra ricerca, innovazione, e risorse umane presenti nel territorio.
Le lontane e remote Shetland ci forniscono un esempio di localizzazione, di come la tradizione e il patrimonio naturale e culturale di conoscenze si può coniugare con la ricerca e l’innovazione e di come sia possibile usare la globalizzazione per poter creare benessere in modo sostenibile e compatibile con le esigenze del territorio. In una Sardegna che piange miseria in virtù della propria insularità, dove c'è scarso investimento in ricerca e sviluppo, e dove alcuni invocano semplicistici e illusori ritorni a “su connotu”, forse dovremmo guardare a queste piccole isole e riflettere.
di Oliver Perra
PS: mentre tutto quello detto qua sopra rimane valido, bisogna anche ricordare che le isole Shetland usufruiscono di pagamenti del governo per compensare l'impatto delle piattaforme che raccolgono petrolio nel Mare del Nord.
di Oliver Perra
PS: mentre tutto quello detto qua sopra rimane valido, bisogna anche ricordare che le isole Shetland usufruiscono di pagamenti del governo per compensare l'impatto delle piattaforme che raccolgono petrolio nel Mare del Nord.
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