In memory of Scott Walker

Scott Walker has sadly passed away.

I discovered him relatively late: he was not a big name in non-English speaking countries.

I discovered him thanks to Radio 3's Late Junction, which is going to be significantly cut by the short-sighted BBC.

The accidental links between these two events increases my sense of sadness at the loss of such a unique artist.

I worry that there may be less space in the future for such outsiders and outliers in the arts. Despite the possibilities of the world-wide-web, it seems at times that there is increasingly less space for diversity, and particularly challenging arts and artists, who find it more difficult to reach an attentive audience and make a living with their art. Maybe I'm being too pessimistic, after all there are places like Ireland where there is a thriving and exciting music scene, but I guess this scene is there in spite of the internet (Ireland has many active and well-attended music venues across the country), not thanks to it.


Walter Scott was truly unique: when he went solo he started doing MOR (Middle of the Road) Music that was nonetheless innovative and, at times, disconcerting.

An example is 'It's raining today' with its peculiar string drone in the background.


I also love the references to Erik Satie's work (see the opening chords of  the wonderful 'Copenhagen')


The lyrics in his songs were poetic (see 'Copenhagen' again), but also characterised by irony, and self-deprecating humour. For example, in  'On your own again' , a song that talks about a love story that "[...] when it began, I was so happy I didn't feel like me."


Scott Walker was also single-handedly  responsible for introducing Jaques Brel to an English-speaking audience, thanks to his many English covers of some of the best of Brel's songs, like Jackie:


He then disappeared and came back delivering experimental and uncompromising work. He did not lose his sense of humour even in tragedy. For example, the enigmatic 'The day the Conducator died (an Xmas song)' refers obliquely to the execution of Romanian dictator Ceausescu and his wife, which happened just before Christmas, and contains jolly Christmas bells in an otherwise bleak and sparse musical landscape: it's a work of genius and a haunting piece of music.


On top of that, in several interviews Scott Walker came across as a insightful, perceptive, and charming person. His passion for music and art was also always evident.

He will be missed by many, but I think his work will continue to inspire many others, as he has inspired diverse artists like David Bowie, Pulp and Jarvis Cocker, the Divine Comedy, and many others.

L'indipendentismo sardo che vorrei vedere...


Le elezioni regionali sono state negative per i partiti indipendentisti sardi, ma come spesso capita, una crisi spesso apre opportunità.

La sconfitta elettorale, sembra per lo meno aver dato un segnale che bisogna ripensare molte cose, e mi sembra positivo che questa spinta venga dal basso, come testimonia l'iniziativa dell'Assemblea Nazionale Sarda.

In passato mi sono impegnato attivamente nella politica sarda, pur da lontano, ma -come molti altri- mi sono allontanato da questo impegno.

Questa e' una lista delle cose che vorrei vedere un partito indipendentista fare prima di essere interessato a votarlo, o sostenerlo:

1. Indipendenza e benessere
L'argomento più convincente per sostenere l'indipendenza della Sardegna non e' culturale o 'identitario', ma e' economico.
L'indipendenza potrebbe essere un modo per creare benessere economico in Sardegna per i cittadini sardi. Lo e' perché gli interessi dei cittadini di Sardegna non sono simili a quelli dei cittadini italiani: es. perché l'Italia dovrebbe investire in infrastruttura (strade, ferrovie, ecc.) in Sardegna? Una strada costruita in Campania avvantaggia la Calabria, la Puglia, il Lazio, etc. Una strada costruita in Sardegna serve solo ai 1,600 milioni di sardi. Logicamente, quando le risorse sono poche, perché l'Italia dovrebbe investirle in Sardegna invece che in Italia? Una Sardegna indipendente potrebbe usare risorse per creare condizioni di sviluppo e benessere in Sardegna.

2. Indipendenza e democrazia
La democrazia e l'inclusività sono importanti per il grado di civiltà' della società sarda. Ma sono anche importanti per lo sviluppo economico della Sardegna.
Una società democratica, che protegga i diritti dei cittadini (per es. diritti di proprietà) e si doti di istituzioni inclusive, dove i cittadini hanno reali possibilità di influenzare le decisioni importanti, e' una società che crea maggiore benessere economico.
Istituzioni esclusive dove non c'e' accesso alle decisioni importanti, no trasparenza, politiche decise in stanze chiuse ecc. avvantaggiano élite e gruppi che hanno tutto l'interesse a sfruttare le risorse esistenti a proprio vantaggio. Ma queste politiche rapaci di estrazione e difesa dei vantaggi delle élite, creano inevitabilmente crisi economica e stagnazione (non esistono incentivi a innovare e a fare impresa). Ovvero, quello che vediamo ora in Sardegna.
Se l'indipendentismo vuole uscire dal ghetto, dovrebbe usare questi argomenti e convincere la borghesia sarda che indipendenza e democrazia sono il modo migliore per creare benessere e invertire il declino della Sardegna, ovvero sono nell'interesse stesso della borghesia sarda.
E per essere convincente, un partito indipendentista dovrebbe cominciare a praticare la democrazia e l'inclusività non solo a parole.

3. Indipendenza ed Unione Europea
L'Unione Europea non e' perfetta, ma l'indipendentismo e' pensabile solo in un contesto di integrazione Europea.
Semplicemente perché l'Unione Europea ha una prospettiva a maggior raggio degli stati nazionali, e ha interesse nell'investire in aree periferiche e poco sviluppate. Semplicemente perché la Sardegna ha bisogno di accesso a mercati europei per il proprio sviluppo economico. Semplicemente perché un ipotetico stato indipendente sardo avrebbe bisogno della difesa e la sicurezza offerta dall'integrazione europea.

4. Indipendenza e il "locale"
Molti pensano che gli indipendentisti dovrebbero ripartire dal locale e cercare di creare consenso dimostrando di saper amministrare il proprio territorio, partendo dai comuni. Sono d'accordo, ma prima ancora di dare l'assalto ai comuni, bisognerebbe conoscere bene il territorio. Non ci saranno successi presentandosi alle elezioni comunali e basta, bisognerà davvero occuparsi di molti aspetti del proprio territorio, dai più banali come la riparazione di strade. Un modello e' stato dato dalla Lega di un tempo, un modello che bisognerebbe considerare. Solo dopo questa presenza reale nel territorio, gli indipendentisti potranno cominciare a pensare di sperare di amministrare comuni ecc.

5. Indipendenza e il 'globale'
Un partito indipendentista dovrebbe connettere i cittadini in Sardegna con la diaspora sarda.
La diaspora sarda può avere un ruolo fondamentale nel creare alleanze con altri movimenti in Europa (Catalonia, Scozia, ecc.),  e nel creare non solo relazioni tra indipendentismo e istruzioni in Europa, ma anche nel creare opportunità di sviluppo economico. Coinvolgere la diaspora sarda e' fondamentale se un partito indipendentista vuole diventare credibile in Sardegna e in Europa. E sarebbe anche il caso che si rivedano certi preconcetti sulla diaspora sarda: gli emigrati sardi non sono tutti fuggiti o 'espulsi' dalle condizioni economiche. Molti hanno fatto una scelta, ma non di meno vorrebbero contribuire a fare della Sardegna una terra prospera.


Ci sono cose che invece non vorrei più' vedere in un partito indipendentista:

a. Basta usare termini e concetti come colonialismo
Il colonialismo può essere utile nello studio accademico della situazione sarda, ma e' un concetto poco efficace nel costruire consenso attorno all'indipendentismo, e anzi, penso che sia un concetto pericoloso e contro-produttivo.
Pericoloso perché' parlare di colonialismo vuol dire riferirsi all'idea che istituzioni, culture, e gente 'altra' ed estranea (i coloni) hanno preso possesso delle istituzioni, cultura sarde con la loro venuta. Parlare di colonizzazione rischia di rinforzare discorsi dove la de-colonizzazione passa attraverso espellere gli elementi istituzionali e culturali 'estranei'. Il rischio e' quello di passare da questi discorsi a una divisione tra 'noi' e 'loro'. I discorsi sulla colonizzazione spesso ignorano anche quanto l'appropriazione di istituzioni, pratiche, e cultura originariamente estranee ed imposte, diventi spesso, col passare del tempo, un processo attivo di appropriazione e re-invenzione di quegli aspetti originariamente imposti ed estranei.

b. Basta parlare di identità al singolare
Tutti hanno molteplici identità, e in un mondo globalizzato, tutti hanno la possibilità di costruirsi identità diverse e plurali: a seconda delle situazioni mi posso sentire Cagliaritano, Sardo, Europeo, cittadino della Gran Bretagna, oppure un accademico, uno scienziato, ecc.
Parlare di identità sarda al singolare, e metterla al centro di programmi politici ha il solo effetto di semplificare e alienare le molte persone che non si riconoscono in una identità singolare e ristretta. Nessuno e' sardo 24 ore su 24. Riconoscere molteplici identità e rispettarle, rientra anche nel discorso di creare istituzioni inclusive.

Ecco detto...