Sweet moderation, desert us not

E così il Regno Unito di Gran Bretagna e Nord Irlanda ha deciso di uscire dall'Unione Europea.

Quello che succederà in Gran Bretagna è davvero una incognita, ma penso che si prospettino tempi difficili per l'Europa. Con tutti i suoi limiti, il progetto di collaborazione e unione europea ha assicurato pace e stabilità all'Europa, e il risorgere di nazionalismi ed esclusivismi in Europa, spesso fomentati da una Russia autoritaria e imperialista, non fa pensare che vedremo molta buona volontà e spirito di collaborazione nel prossimo futuro del nostro continente.

Quello che colpisce nel voto nel Regno Unito è la netta divisione delle opinioni in base alla geografia, e in base allo status sociale.

È evidente la divisione tra Scozia e Inghilterra, e anche il fatto che il Nord Irlanda abbia anch'esso votato per rimanere.
In Scozia i favorevoli per rimanere erano anche oltre il 60% in aree come Glasgow. Il fatto che la Scozia si troverà fuori dall'UE contro la volontà della maggioranza dei suoi cittadini riaprirà la questione di quanto convenga alla Scozia continuare a far parte del Regno Unito, e potrebbe portare ad un secondo referendum per l'indipendenza.

In Nord Irlanda, la prospettiva di rivedere barriere al confine tra Nord e Repubblica d'Irlanda rischia di riaprire tensioni che erano state superate dagli accordi di pace. La libertà di movimento tra Nord Irlanda e la Repubblica d'Irlanda dovrà essere ri-negoziata, e questa instabilità rischia di destabilizzare una situazione che attualmente ha garantito una pace solida. Il fatto che la comunità di estrazione cattolica del Nord Irlanda si trovi, contro la sua volontà, fuori da una Unione che assicura collaborazione e scambio con la Repubblica d'Irlanda, non mancherà certo di creare frizioni in negoziati che si prospettano davvero complicati.

In Inghilterra e Galles i favorevoli all'uscita dall'UE si concentrano soprattutto nelle zone non-urbane, spesso zone di alta deprivazione economica (per esempio, il Nord-Est dell'Inghilterra), mentre i votanti nei centri urbani (Londra fra tutti) sono stati in maggior parte favorevoli a rimanere.
Questa divisione riflette il fatto che i favorevoli a rimanere erano in maggioranza tra persone più giovani, e tra le persone con più alto livello di educazione e reddito.

La campagna referendaria ha evidenziato un livello di rabbia e delusione, giustificato dal fatto che negli ultimi anni dopo la crisi e l'anemica ripresa, i salari sono rimasti bassi, e i servizi carenti, incidendo negativamente sul tenore di vita. Le persone con più bassi livelli di educazione e specializzazione sono state quelle più duramente colpite da questi aspetti. Tuttavia, la narrativa che ha dominato non è stata quella di dare la colpa ai tagli del Welfare istituiti dal governo conservatore, ma invece dare la colpa all'immigrazione "fuori controllo". La narrativa dominante, e quella che si è rivelata vincente, è riassunta nello slogan "Take back control", riprendiamo il controllo; in particolare il controllo sull'immigrazione.

Nella mia esperienza, la stragrande maggioranza degli immigrati in questo paese lavora e contribuisce all'economia, una impressione confermata da studi autorevoli. Del resto gli immigrati vengono nel Regno Unito non attratti dal Welfare (ci sono stati europei che assicurano maggiori benefici), ma vengono perché attratti da un mercato del lavoro dinamico e flessibile. Uscire dall'UE non assicura neanche che il Regno Unito possa bloccare la libertà di movimento delle persone se vuole continuare a commerciare con l'Europa. Per esempio, la Svizzera ha dovuto accettare determinate condizioni sulla libertà di movimento dei cittadini europei in Svizzera.

Il primo ministro Cameron è il più grande sconfitto, e il referendum probabilmente significa la fine della sua carriera politica. Cameron ha le sue colpe. La prima è quella di aver creduto di poter accontentare gli euroscettici dentro il suo partito dandogli varie concessioni.

Cameron avrebbe potuto cercare di dis-innescare la questione immigrazione dall'inizio, sostenendo, come dati dimostrano, che l'immigrazione nel Regno Unito è attualmente sostenibile e apporta benessere. Ha invece cercato di usare questo argomento strumentalmente, per esempio promettendo un limite all'immigrazione durante la campagna elettorale, limite che non ha potuto rispettare. Nel momento in cui ha parlato di limiti all'immigrazione e di restrizioni alla libertà di movimento (un principio cardine dell'UE che Cameron, molto ingenuamente, aveva promesso di rinegoziare), ha legittimato l'idea dell'immigrazione come un problema. Nel legittimare questa idea,  ha rafforzato chi proponeva la soluzione radicale, a discapito delle soluzioni di compromesso che Cameron proponeva.

Quello che succederà ora nessuno lo sa, ma il Regno Unito si scopre sempre più diviso geograficamente e nei suoi segmenti sociali (e anche generazionali), e sembra difficile che le crepature rivelate e ingrandite da questa bieca campagna referendaria si possano ricomporre presto. L'Unione Europea diventa sempre più debole e dovrà cercare di ritrovare consenso e autorevolezza, cosa non facile viste le contrastanti pulsioni nazionaliste a destra, e populiste a sinistra, che la dividono.

Voglio pensare che la Gran Bretagna sia ancora quel paese che si ispiri alla moderazione e alla decenza, o, per dirla con Billy Bragg: "sweet moderation, heart of this nation, desert us not..."


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