Il Sardinia(n) Post riporta la
notizia che la Regione Sardegna ha stanziato 150 mila Euro per formare
un numero di giovani sardi che aspirano a diventare Pop-Star. Il
progetto chiamato “Sardegna rock – Sardegna pop” beneficerà, oltre ai
giovani sardi selezionati, il paroliere noto come Mogol, il quale ha
fondato e dirige l’altisonante “Centro Europeo Tuscolano” che forma
studenti nell’arte di interpretare e scrivere musica leggera.
Questa settimana, ancora una volta, i media confermano la gravità del problema della dispersione scolastica in Sardegna. Ma l’assessore regionale Milia ci conforta: il progetto di spedire (a spese dei contribuenti) giovani sardi di talento per fargli imparare a interpretare e scrivere musica potrebbe essere “da stimolo per tanti ragazzi sardi che a volte smarriscono la strada dell’istruzione“.
Sarcasmo a parte, quello che mi colpisce di questa vicenda sono due cose:
1) La mancanza di una logica e una coerente visione a lungo termine.
In ogni amministrazione pubblica decorosa, il problema della dispersione scolastica sarebbe visto come una emergenza (inutile dire che un problema del genere dovrebbe meritare le prime pagine dei giornali e dovrebbe meritare maggiore attenzione da parte dell’accademia sarda).
Preso atto del problema, una amministrazione pubblica decorosa stilerebbe un piano di intervento per affrontare questo problema, un piano coerente e in cui i vari interventi rientrino in questa logica.
Per esempio, ammesso che la dispersione scolastica sia causata, in parte, dalla percezione della mancanza di prospettive dopo gli studi, una amministrazione decorosa potrebbe invogliare diversi studenti a incanalarsi verso discipline e competenze che sono ricercate e ben retribuite. Per esempio, esiste un gran bisogno di persone in grado di analizzare dati e queste persone sono ricercate e retribuite nel mercato del lavoro. Una amministrazione decorosa potrebbe allora cercare di orientare studenti verso l’apprendimento di competenze quantitative.
In mancanza di una logica, gli amministratori sardi si lasciano facilmente affascinare dalla pubblicità, dalla propaganda e dal “sensazionalismo”. Ecco allora che fondi destinati a sviluppare competenze quantitative vengono dirottati per corsi di danza: la danza è senz’altro più affascinante e cattura la fantasia dei nostri amministratori. O basta un nome famoso che propone corsi per pop-star che i nostri amministratori si precipitano a dare tutto il supporto necessario per il sogno di diventare celebrità.
2) Il secondo aspetto che mi colpisce in questa vicenda è l’assoluta mancanza di responsabilità di chi amministra la Sardegna. Verrebbe da pensare che un assessore regionale può evidentemente disporre di fondi pubblici e della famosa “cosa pubblica” come meglio crede. Mi chiedo infatti quanti hanno vagliato, testato e valutato lo stanziamento di 150 mila Euro per un progetto per giovani pop-star.
In una amministrazione pubblica decente una simile decisione sarebbe stata messa in discussione chiedendo all’amministratore che l’ha sponsorizzata di dimostrare quali benefici ci si aspetta da questa iniziativa, come questi benefici saranno quantificati e quando saranno valutati. Mi potrei sbagliare, ma immagino non esistano precise definizioni dei risultati intermedi e a lungo termine che questa iniziativa “Sardegna pop” dovrebbe ottenere. In definitiva, l’iniziativa finirà come tante altre di questo genere: nessuno saprà o verificherà se ha avuto effetti, che risultati si sono ottenuti, nessuno renderà conto di aver speso 150 mila Euro di soldi pubblici per una iniziativa senza una logica coerente.
La liberalità con cui gli amministratori della Sardegna elargiscono fondi per iniziative “sensazionalistiche” di questo genere dimostra il problema di una società a basso tasso di democrazia, dove gli amministratori possono disporre della cosa pubblica senza dover rendere conto puntualmente di come gestiscono quello che dovrebbe essere un mandato, non una investitura.
Questa settimana, ancora una volta, i media confermano la gravità del problema della dispersione scolastica in Sardegna. Ma l’assessore regionale Milia ci conforta: il progetto di spedire (a spese dei contribuenti) giovani sardi di talento per fargli imparare a interpretare e scrivere musica potrebbe essere “da stimolo per tanti ragazzi sardi che a volte smarriscono la strada dell’istruzione“.
Sarcasmo a parte, quello che mi colpisce di questa vicenda sono due cose:
1) La mancanza di una logica e una coerente visione a lungo termine.
In ogni amministrazione pubblica decorosa, il problema della dispersione scolastica sarebbe visto come una emergenza (inutile dire che un problema del genere dovrebbe meritare le prime pagine dei giornali e dovrebbe meritare maggiore attenzione da parte dell’accademia sarda).
Preso atto del problema, una amministrazione pubblica decorosa stilerebbe un piano di intervento per affrontare questo problema, un piano coerente e in cui i vari interventi rientrino in questa logica.
Per esempio, ammesso che la dispersione scolastica sia causata, in parte, dalla percezione della mancanza di prospettive dopo gli studi, una amministrazione decorosa potrebbe invogliare diversi studenti a incanalarsi verso discipline e competenze che sono ricercate e ben retribuite. Per esempio, esiste un gran bisogno di persone in grado di analizzare dati e queste persone sono ricercate e retribuite nel mercato del lavoro. Una amministrazione decorosa potrebbe allora cercare di orientare studenti verso l’apprendimento di competenze quantitative.
In mancanza di una logica, gli amministratori sardi si lasciano facilmente affascinare dalla pubblicità, dalla propaganda e dal “sensazionalismo”. Ecco allora che fondi destinati a sviluppare competenze quantitative vengono dirottati per corsi di danza: la danza è senz’altro più affascinante e cattura la fantasia dei nostri amministratori. O basta un nome famoso che propone corsi per pop-star che i nostri amministratori si precipitano a dare tutto il supporto necessario per il sogno di diventare celebrità.
2) Il secondo aspetto che mi colpisce in questa vicenda è l’assoluta mancanza di responsabilità di chi amministra la Sardegna. Verrebbe da pensare che un assessore regionale può evidentemente disporre di fondi pubblici e della famosa “cosa pubblica” come meglio crede. Mi chiedo infatti quanti hanno vagliato, testato e valutato lo stanziamento di 150 mila Euro per un progetto per giovani pop-star.
In una amministrazione pubblica decente una simile decisione sarebbe stata messa in discussione chiedendo all’amministratore che l’ha sponsorizzata di dimostrare quali benefici ci si aspetta da questa iniziativa, come questi benefici saranno quantificati e quando saranno valutati. Mi potrei sbagliare, ma immagino non esistano precise definizioni dei risultati intermedi e a lungo termine che questa iniziativa “Sardegna pop” dovrebbe ottenere. In definitiva, l’iniziativa finirà come tante altre di questo genere: nessuno saprà o verificherà se ha avuto effetti, che risultati si sono ottenuti, nessuno renderà conto di aver speso 150 mila Euro di soldi pubblici per una iniziativa senza una logica coerente.
La liberalità con cui gli amministratori della Sardegna elargiscono fondi per iniziative “sensazionalistiche” di questo genere dimostra il problema di una società a basso tasso di democrazia, dove gli amministratori possono disporre della cosa pubblica senza dover rendere conto puntualmente di come gestiscono quello che dovrebbe essere un mandato, non una investitura.
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