In una trasmissione di Videolina, l’onorevole
La Spisa si lamentava del fatto che uno dei problemi della Sardegna
fosse la mancanza di imprenditori e spirito imprenditoriale.
Sicuramente io non sono rappresentativo, ma nella mia esperienza
personale tra i sardi che conosco ce ne sono molti che, nel loro
piccolo, fanno impresa o sono imprenditori.
Le statistiche, quelle che sono riuscito a trovare, sembrano anche confortare questa mia impressione: il 25% della forza-lavoro sarda
lavora in proprio (una percentuale maggiore rispetto ad altre regioni
dalla celebrata mentalità imprenditoriale come il Veneto).
Per quanto questo sia un dato molto approssimativo e limitato, esso
sembra indicare che esista una consistente percentuale di sardi disposti
a mettere a frutto le proprie iniziative e idee nel lavoro, ovvero
fanno impresa.
La domanda che ci si dovrebbe fare è allora: perché questo potenziale
di imprenditori non incide abbastanza sul profilo economico sardo,
creando maggiore benessere?
Gli ostacoli a fare di questi imprenditori storie di successo
economico sono, secondo me, sopratutto nelle politiche e nelle
istituzioni. La Spisa e gli altri eletti per amministrare la Sardegna
dovrebbero perciò prendersi la loro parte di responsabilità invece che
scaricarle facilmente.
Quali sono questi ostacoli a creare benessere dall’esistente
imprenditoria sarda? Secondo me ne esistono fondamentalmente tre. La mia
esperienza è molto limitata, sarei quindi felice di discuterne e
rivedere le mie opinioni se qualcuno potesse mostrare evidenza per
sostenere opinioni diverse.
a) Mancanza di accesso al credito. Le banche in Sardegna sono, tutte o
quasi, gestite da gruppi basati fuori dalla Sardegna, e che quindi non
hanno fondamentalmente a cuore l’interesse della Sardegna (né,
probabilmente, sufficiente conoscenza del tessuto economico sardo). La
mancanza di accesso al credito impedisce a una impresa di espandersi e
avere successo.
b) Mancanza di competenze tecnologiche a servizio delle imprese. Fare
impresa di successo non e’ solo questione di espandere l’impresa, è
spesso questione di innovare. Ma per innovare e’ necessario avere
conoscenze tecniche, competenze che molti imprenditori non hanno e non
possono avere. In Sardegna esiste pochissima comunicazione tra impresa e
ricerca, o impresa e università, e questo è uno dei campi in cui i
nostri amministratori potrebbero decisamente fare di più e meglio.
c) Mancanza di competenze organizzative. Ingrandire una impresa e
farla divenire una storia di successo è anche questione di organizzare
l’impresa per ottenere nuovi obiettivi (per esempio, organizzare una
infrastruttura per assicurare che i prodotti di un caseificio siano
esportati). Non tutti gli imprenditori possono possedere queste
competenze, e sarebbe perciò importante se gli amministratori potessero
favorire la coordinazione tra imprese e mettere a disposizione queste
competenze organizzative
In tutti questi tre fattori indicati sopra, il governo della Sardegna potrebbe fare molto, ma non fa.
Il fatto che l’impresa sarda non crei maggiore benessere è dunque un
fallimento della politica. L’imprenditoria è una impresa collettiva,
come sostiene l’economista Ha-Joon Chang,
tra gli altri: non bastano gli imprenditori da soli, gli imprenditori
hanno bisogno di una serie di strumenti e infrastrutture che solo
l’azione collettiva, e prime fra tutte la politica, può mettere a
disposizione. Senza dimenticare la parte di responsabilità che ognuno
ha, il basso profilo dell’impresa sarda dovrebbe costituire un segnale che spinga gli amministratori sardi a prendere atto delle proprie mancanze nei
confronti di chi gli ha eletti.
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